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LE REGIONI CENTRALI 275 sionar1 m1z1arono il loro ministero già durante il viaggio, pre– dicando continuate missioni nelle borgate e villaggi per dove pas– savano4. Nei primi due anni della loro permanenza nel Mato Gros– so, per incarico del vescovo, essi lavorarono tra i fedeli dando missioni popolari e reggendo interinalmente parrocchie vacanti, come quelle di Vila Maria, Paconé e Diamantino; in quest'ulti– ma p. Mariano completò la matrice, già iniziata dal parroco pre– cedente5. Ma poiché lo scopo della loro andata era la catechizza– zione degli indios, nel 1849 si spostarono più a sud raggiungendo la regione matogrossense del Baixo Paraguay, dove vivevano nu– merose orde di primitivi. a) Prima della guerra del Paraguay P. Mariano si stabilì allora in una zona a tre leghe da Al– buquerque, abitata dagli indios Quini qui n a u s, e fondò l'al– deamento di Nossa S e n ho r a d e B o m C on se 1 ho. In al– cuni anni d'attività, spesso superando opposizioni e contrarietà d'ogni genere 6, egli riuscì ad aldeare 3.000 indios, costituendo un grosso e popoloso centro, abitato anche da famiglie di civiliz– zati. Già nel 1851, oltre la scuola7, p. Mariano aveva creato un importante nucleo d'arti e mestieri 8 e stava meditando la costru– zione d'una chiesa che poi concluse nel 1854, « riuscendo essa, come egli si esprime, bella e capace, degna di :figurare nei luoghi più civili » 9 • In questo stesso anno, allorché il primo piroscafo statunitense risaliva il fiume Paraguay, ufficiali americani sosta– vano nell'aldeamento e rimanevano ammirati del suo sviluppo in campi ubertosi e in costruzioni civili; la scuola indigena aveva 4 Cf. ACRJ, M: 1/1, 2: lettera di p, Mariano al commissario in data 7 set– tembre 1847, dove egli fra l'altro scrive: « Predicammo la prima volta nella villa di Mugimery, vicino a S. Paulo, e di là fino a qui abbiamo in molti luoghi dato mis– sioni di 14 e 15 giorni, predicando tutti i giorni con concorso immenso di popolo di 15 e 16 leghe distante, affamato della divina parola, e subito vedevamo il frutto confessando tutti e due di giorno e di notte, faticando instancabilmente». In poco tempo egli aveva appresa la lingua in modo « da farmi intendere dall'uditorio, che piangendo stava ad ascoltarmi ». · 6 Si vedano in AGMC, H 86, A, 12, 13, due importanti relazioni ricche di dati; e ACRJ, M: 1/1, 3, 4, 5, dove sono notizie non solo sui due missionari, ambedue oc– cupati in parrocchie, ma anche su p. Giuseppe da Macerata, il lor◊- grande anteces– sore nel Mato Grosso, il quale, a quanto scrive p. Mariano, « fece in Damantino un collegio per ragazzi e per ragazze, che non esiste più». ° Cf. AGRJ, M: 1/1, 6, 7: lettere di p. Mariano al commissario rispettivamente in data 15 febbraio e 18 maggio 1851, assai ampie e documentate. Nella prima egli afferma che la catechesi del Mato Grosso è in triste condizioni per colpa del diret– tore degli indios; dopo due anni da che si trovano sulle frontiere del basso Para– guay, i due missionari devono ancora lottare contro difficoltà che paiono insor– montabili per colpa del decreto imperiale del 24 luglio 1845 che lega le mani ai missionari, così che essi non possono neppure amministrare i sacramenti senza il consenso del direttore degli indios che è « massone fino alle midolla »; nella zona in cui si trovava p. Mariano, si calcolava che vi fossero almeno 6.000 indios. 7 Questa andò progressivamente aumentando il numero degli alunni passati da 22 a 54, a 72, a un centinaio; per essa p. Mariano ottenne un maestro stipen– diato dal governo. 8 Cf. ACRJ, M: 1/I, 9: lett. al commissario in data 30 agosto 1851. 9 ACRJ, M: 1/I, 12. Per la chiesa ottenne dal governo due campane.
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