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IL COMMISSARIATO GENERALE 235 talità regalistica della classe al potere, gli sforzi del commissario ~pesso riuscirono inutili, non valendo a conseguire quella indipen– denza e libertà d'azione che son tanto necessarie a un'attività al– tamente spirituale come è quella missionaria; tuttavia la sua pre– senza e il suo prudente intervento servirono almeno ad evitare certi eccessi cui, senza dubbio, sarebbe giunto l'indirizzo politico– religioso del governo 6 • L'ufficio di commissario durava di sua natura per tre anni, ma il superiore in carica poteva essere riconfermato, come gene– ralmente avvenne 7 • Aggiungeremo che 1'11 settembre 1867 al commissariato del Brasile fu unita anche la residenza cappuccina di Montevideo nell'Uruguay, che prima si reggeva in forma auto– noma soggetta direttamente al generale dell'Ordine 8 • 2. - COMMISSARI GENERALI a) P. Fabiano da Scandiano (1846-1859) Prima di passare ad esaminare le varie attività missionarie di questo periodo, daremo alcune notizie sui singoli commissari. II primo di questi fu p. Fabiano da Scandiano che tenne la carica dal 1846 al 1859 e si rivelò, secondo quanto scrive p. Giuseppe da Castrogiovanni, «religioso di particolari virtù, di alti talenti e provata prudenza » 0 • Gettando le basi del commissariato e poi cercando di renderlo efficiente, egli impostò nettamente la sua azione sulle due specifiche competenze del suo ufficio e cioè: il reggimento sollecito e paterno dei missionari e i contatti con il governo imperiale per salvaguardare l'indipendenza della missio– ne e, nello stesso tempo, favorire quelle provvidenze che ne assi– curassero la solidità e lo sviluppo. 6 Cf. A. JANN, Candidus Sierro, 41. Questo sforzo del commissario generale per mantenere l'istituto della missione libero da invadenze del potere civile non garbava certo al governo; di ciò si ha un'eco in vari dei Relatorios annuali del mini– stro della Giustizia. Cf. Eusebio de QuEmoz COITINHO MATTOSO CAMARA, Relatorio.., (1852), 35; José Thomaz NABUCO DE ARAUJ0, Relatorio... (1854), 27, dove affiora un importante elemento circa l'impasse creata dal decreto del 30 luglio 1844 e cioè che, mentre il governo imperiale « desejava estabelecer em grande escala missoes para a catechese dos innumeros selvagens que erram em algumas provincias do imperio, aonde esses braços podem ser aproveitados em sua industria e agricultura », la S. Sede aveva posto la revoca o la modifica di tal decreto « come condiçao sine qua non para a remessa de novos missionarios ». 7 Bullarium Ordinis X, 408. 541. 8 Ib., 541. L'apostolato che si svolgeva in questa residenza rispecchiava quello delle città costiere del Brasile. Per dare un'idea del suo movimento religioso, ripor– teremo i dati relativi al triennio 1892-95. In tale periodo i _6 padri e 3 fratelli della residenza, tutti italiani, tenevano una scuola con 50 alunni, prestavano assistenza spirituale in due ospedali, attendevano al culto nella propria chiesa e in altre della città e inoltre avevano la direzione di una fiorente congregazione cittadina di ter– ziari francescani con 623 iscritti; nello stesso tempo, spargendosi nella diocesi in assistenza ai fedeli, avevano svolto un ministero volante (simile press'a poco alle miss o es a mb u I ante s del Brasile) raccogliendo i seguenti frutti spirituali: 1430 prediche, 452 battesimi, 610 cresime, 68 matrimoni e 125.000 comunioni. Cf, Anal.O.F'.M.Cap. 12(1896) 143. 9 Cf. GIUSEPPE DA CASTROGIOVANNI, Notizie storiche, 80,
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