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216 PRIMO IMPERO E REGGENZA (1822-1840) dall'ufficio al quale era stato chiamato da Dom Pedro I e confer– mato dalla S. Sede: la ragione addotta era che, essendo egli stra– niero, non poteva esercitare « alcun impiego pubblico » nel Bra– sile68. Nonostante le favorevoli testimonianze giunte dalla diocesi che richiedevano la continuazione dell'incarico per p. Giuseppe, il Feij6 si mostrò irremovibile, anzi, poiché tra le contrastanti disposizioni dei vari ministri della giustizia il vicario apostolico indugiava non sapendo che decisione prendere, un Avi so del 12 novembre 1832 ordinava che egli venisse addirittura espulso dal– la diocesi 6~. P. Giuseppe affidò il governo al vicario generale e, senza ri– mostranze, s'allontanò da Cuiaba cedendo il posto al suo succes– sore, D. J osé Antonio dos Reis, che, designato dalla Reggenza il 9 ottobre 1831, venne confermato da Gregorio XVI il due luglio dell'anno seguente. Ritiratosi in Diamantino, il missionario con– tinuò a dedicarsi a larga attività fondandovi, tra l'altro, un col– legio per l'infanzia e una residenza di suore. Più tardi fu richiamato a Cuiaba dove, nel 1841, lo troviamo come direttore spirituale dei cosiddetti « stabilimenti pii» e cioè l'ospedale della Misericordia e il lebbrosario di s. Giovanni. Verso la fine del 1844 egli scriveva al presidente della provincia, Manoel Alves Ribeiro, domandando l'esonero da tali uffici e soggiungen– do che, vedendosi già carico d'anni e d'acciacchi, pensava di tras– correre i suoi ultimi giorni tra i confratelli sia nell'ospizio di Riò de Janeiro oppure in quello di Bahia. Il grande missionario, vittima della Reggenza e del dispo– tico potere del Feij6, moriva l'anno dopo (1845) in Cuiaba al– l'età di 66 anni, 28 dei quali trascorsi in missione; la fama che rimase di lui nella regione in cui svolse la sua attività fu quella d'un uomo apostolico infaticabile e santo, al quale si attribuirono anche vari prodigi, raccolti pazientemente da José Mesquita nella monografia dedicata a p. Giuseppe 70 • Estevao de Mendonça, nella 68 Gf. Virgilio CORREA FILH0, Mato Grosso, 96; C. MENDES DE ALMEIDA, Di– nito Civil Ecclesiastico Brasileiro I/2, 756. 69 Candido Mendes de Alrneida scrive: « Este Prelado, que durante oito annos exerceo honrosarnente o seu cargo, à contento do Governo e do Povo, corno de– rnonstrariio as representaçoes que vieriio da Diocese, solicitando a sua continua– çiio, tendo duvida de entregar o cargo ao Vigario Gera!, por lhe chegarern às rniios duas comunicaçoes urna exonerando-o, e outra da data posterior recornrnendando-lhe que proposesse para a~ paroquias sacerdotes de boa vida e instrucçiio, foi rnandado expellir da Diocese sern nenhurna consideraçiio por Aviso de 12 de Novernbro de 1832. E sern que ao menos se esperasse o cumprimento de outro Aviso de 13 de Agosto desse anno, no qual em bons termos se explicava e resolvia a duvida em que· labo– rava o Prelado dernittido, e se lhe pedia que continuasse na diocese corno Missio– nario. Mas nesse anno houve tres ou quatro Ministros da Justiça, e sem olhar à pre– cedentes cada um ia resolvendo a questiio corno entendia, ou conforme as impres– soes do momento ». C. MENDES DE ALMEIDA, Direito Civil Ecclesiastico Brasileiro 1/2, 756s n.3. 70 O Thaiimatiirgo do sertéio, Frei José Maria de Macerata, in Rev.Inst.Hist. Mato Grosso 19-20(1928) 43-122.

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