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APOSTOLATO NEL PERIODO DI TRANSIZIONE 215 « Considerando l'onorevole testimonianza che la Camera e il popolo di Cuiaba hanno indirizzato alla nostra· imperial Persona in nierito alle virtù di p. Giuseppe Maria da Macerata richiedendolo per loro pastore a motivo del suo amore alla povertà, della sua sag– gezza, della sua umiltà e instancabile operosità nella 'riduzione de– gli indios' e tenuto conto che tale richiesta fu rinnovata all'Assem– blea generale dal deputato di quella provincia, nominiamo detto p. Giuseppe prelato e amministratore della circoscrizione di Cuiaba e Mato Grosso in luogo del defunto Ecc.mo Vescovo di Tolemaide » 65 • Il decreto imperiale, di schietto sapore regalistico, porta la data del 29 agosto 1823 e fu approvato dalla S. Sede solo tre anni dopo (15 luglio 1826) quando, studiate attentamente le cir– costanze, l'istituto giuridico della prelazia fu abolito e Cuiaba venne elevata a sede di diocesi 66 ; p. Giuseppe fu allora scelto a vicario apostolico e investito dei poteri spettanti a un vescovo residenziale. Fu in questa carica che egli concepì un grandioso piano che doveva purtroppo naufragare per lo spirito d'intolle– ranza delle sfere dirigenti che circondavano l'imperatore. Visto l'estremo bisogno di clero nel vastissimo territorio di sua giurisdi– zione, chiese al governo di poter far venire dall'Italia una nu– merosa spedizione di missionari da impiegarsi sia nell'assistenza ai fedeli, come e soprattutto nell'evangelizzazione degli indios che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione. Ma il governo, nella tentennante politica di partiti che facevano leva su elementi massonici e nel clima di xenofobo nazionalismo che metteva capo al Feij6, rispose che non conveniva introdurre frati nel paese e molto meno conveniva introdurvi frati stranieri 67 • Lo zelante vicario apostolico non si disanimò. Con lo scarso personale e con i mezzi ancor più scarsi a sua disposizione con– tinuò a provvedere al bene della diocesi curando con particolare attenzione il movimento catechistico e civilizzatore tra gli abori– geni. In alcuni anni, con la dolcezza e bontà che gli erano proprie, egli diede un nuovo tono alla vita cattolica del Mato Grosso mol– tiplicando le parrocchie, restaurando chiese, sottoponendosi a du– re visite pastorali coronate da migliaia di cresime e comunioni. Ma lo spirito intollerante della Reggenza lo colpiva nell'ago– sto del 1831, quando un decreto, firmato dal Feij6, lo destituiva 65 Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 321s. 66 C:f. MENDES DE ALMEIDA, Direito Civil Ecclesiastico Brasileiro I/2, 756, dove si trova anche il documento imperiale surriferito. Si veda inoltre in Arquivo diplo– matico da Independencia III, 306, 333. - Cuiaba, :fondata dai band e ira n te s pau– listi nel 1719, fu creata sede di prelazia da Benedetto XIV il 6 dicembre 1746 con la bolla Candor lucis aeternae; la bolla che la elevò a diocesi :fu la Sollicita Ca– tholici gregis cura del 15 agosto 1826. Cf. J.B. LEHMAN, O Brasil cat6lico, 80s; M. BAR– BOSA, A lgreja no Brasìl, 21s. P. Giuseppe Maria da Macerata :fu il quarto supe– riore della circoscrizione ecclesiastica. 61 Arquivo diplomatico da Independencia III, 309. Si noti la durezza della frase usata dal governo, già rispecchiante il clima di lotta con la S. Sede e la ra– dicale opposizione al clero regolare che doveva avere espressive manifestazioni nella stessa Camera per bocca di vari deputati.
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