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212 PRIMO IMPERO E REGGENZA (1822-1840) di quest'ultimo 5 1, p. Florido riuscì a raccogliere in nuova aldea, dedicata a s. Felice da Cantalice (S. Felix), molti indios Puris che erravano dispersi nei boschi; costruì per essi una piccola chiesa, innalzò capanne e avviò la coltivazione del terreno dibo– scandolo e facendo le prime semine. S. Felix, a detta del Souza Silva, avrebbe potuto trasformarsi in una cittadina sul tipo di « Sao Fidelis » e « Itaocara », se il governo vi avesse contribuito dando i mezzi necessari 52 ; ma nel 1833, anno della sua fonda– zione, già dominava nel governo il Feij6 e i mezzi non furono dati. Lo stesso accadde per il nuovo tentativo intrapreso dal mis– sionario nel cosiddetto Se r tao da s F re che ira s, dove fu riunito un altro cospicuo gruppo di indios e si gettarono le basi di un aldeamento; ma anch'esso poco progredì per mancanza di mezzi e il soffocante regalismo della Reggenza. I due nuclei di popolazione oggi si trovano incorporati nella parrocchia di san– t' Antonio di Padova 5 3 • L'apostolato indiano di p. Florido, che ebbe sin dall'inizio dei coadiutori come p. Serafino da Montalboddo e il fratello lai– co, ordinato poi sacerdote, Benedetto da Genova, si estende oltre il periodo che stiamo studiando, essendo egli vissuto sino al 1871. Di lui, dopo costituito il commissariato generale 54 , possediamo un buon nucleo di lettere indirizzate al commissario e relative alla sua attività 55 • In data 20 settembre 1852, ad esempio, egli scri– veva di occuparsi nel ministero non solo nella sua zona, ma an– che in quella di « Sao Fidelis ». e di altre parrocchie vicine, men– tre a « Sao José de Leonissa » stava ultimando la chiesa che spe– rava di finire entro il Natale. Il 7 gennaio 1854 comunicava di attendere alla costruzione del nuovo ospizio perché il vecchio era crollato sin dal 1852 in conseguenza di un uragano; il ministero era sempre intenso. Il 1 ° febbraio 1855 segnalava nella regione una grave carestia che aveva gettato la popolazione in un'« estre– ma povertà»; e l'anno dopo (29 marzo 1856) aggiungeva che, a completar l'opera della carestia, era sopraggiu:r;.to il colera, du– rante il quale si ammalarono e morirono molte persone e più di 120 indios: « Mi convenne -- scrive -- fare l'ospedale nel pro– prio ospizio, avendo mancanza di altra abitazione, di medico, spe– ziaria e viveri: ma la Provvidenza Divina non mancò di aiutarci». 51 P. Tomaso aveva tentato di riunire nell'aldea di Sao José de Leonissa o Aldea da Pedra, insieme con gli indios Coroados, anche famiglie di Xopot6s, Boto– cudos e Puris; ma questi ultimi, appartenenti ad altro ceppo tribale, si erano mo– strati restii a convivere con i Coroados. Il motivo era che, per tradizione, secondo quanto scrive p. Tomaso, i Coroados erano « inimigos capitaes dos Purys ». Aldea da Pedra (Itaocara), in Annaes (Anais) Franciscanos 25(1938) 122. 52 Mernoria historica e docurnentada, in Rev.Inst.Hist.Geogr.Brasil 17(1854) 240s. 53 Gf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 220. 54 Sulla riorganizzazione delle missioni cappuccine nel Brasile avvenuta nel secondo Impero e dalla quale scaturì questo nuovo istituto giuridico si veda a p. 233. 55 Cf. ACRJ, F, 3/II, 3, 7, 8, 12, 23, 28. Si hanno di p. Florido, relativamente a tale periodo, anche diverse relazioni con numerosi dati.

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