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200 PRIMO IMPERO E REGGENZA (1822-1840) la data d'estinzione della comunità carioca va forse spostata al 1829 e, più che in un decreto generale o particolare d'espulsione, la causa determinante sembra doversi ricercare nella sorda lotta da parte di ambienti responsabili ostili ai missionari ; la perma– nenza dell'imperatore Dom Pedro I al potere in tal tempo non reca difficoltà perché, come è risaputo, la sua autorità era vivacemente contrastata dai partiti che l'avrebbero obbligato, due anni dopo, ad abdicare 85 • Del perdurante ed anzi montante clima di avversione ai religiosi stranieri negli ambienti della capitale si era avuto un esempio l'anno innanzi (1828) quando l'assemblea nazionale, in piena seduta, aveva votato contro il loro ingresso nel Brasile no– nostante il fermo atteggiamento del primate di Bahia, Dom Ro– mualdo Seixas, e del vescovo del Maranhao, Dom Marcos Antònio de Souza, che sedevano tra i rappresentanti della nazione 86 ; la campagna abilmente orchestrata da uomini decisi e di estreme conseguenze, come il Feij6, poteva valere ben più di un decreto. I missionari dispersi, se si esclude p. Alessandro da Genova che dopo aver trascorso un biennio in Espirito Santo rirnpatriò 87 , portarono la loro attività nelle province sia raggiungendo i con– fratelli che lavoravano nelle catechesi del Rio Paraiba e sia de– dicandosi alle missioni « volanti » del se r tao . Così troviamo un p. Norberto da Carpineto che, dopo aver predicato missioni « in molte province», muore nel 1835 in Porto Seguro 88 ; un p. Nicolao da Genova che percorre vaste regioni dell'interno in un indefesso apostolato e ricompare a Rio de Janeiro nel 1840, al cessare della Reggenza; un p. Serafino da Montalboddo che passa per le varie catechesi di Sao Fidelis, Sao José de Leonissa (Aldea da Pedra) e altre minori del Paraiba do Sul come S. Rita e poi si dà a un largo ministero ambulante 89 ; un fra Benedetto da Genova, laico, che raggiunge p. Florido da Città di Castello nella catechesi di Sao rio esclude l'espulsione dei missionari da parte del governo; tuttavia si noti che il cronista viveva lontano dalla capitale, sperduto nelle solitudini del Rio Paraiba, dove, tutt'al più, non poteva giungere che eco indiretta di quanto avveniva nella capitale stessa. Del resto si può anche accettare quanto afferma il cronista e cioè l'assenza di una diretta azione del governo, senza però negare esterne pressioni ed opposizioni: troppi fatti fanno intravedere il clima d'intolleranza che portò all'estin– zione della comunità religiosa carioca. 85 Cf. A. JANN, Candidus Sierra, 52, dove l'autore scrive che già nel 1830, allo scoppio della rivoluzione in Francia, frammassoni ed altri partiti avevano chiesto a gran voce in Rio de Janeiro la costituzione della repubblica. 86 Cf. H. PJRES, Temas de hist6ria eclesiastica, 374. 87 Tra i documenti che questo missionario portò con sé lasciando l'ospizio di Rio (si veda sopra alla nota 83) vi fu la cronaca dell'ospizio stesso dal titolo: Compendiosa noticia historica do Hospicio dos Religiosos Capuchinhos na cidade do Rio de Janeiro, che fu poi pubblicata da Francesco Zaverio in I cappuccini geno– vesi IV, Genova 1929, 65-109, Tale cronaca s'interrompe al 1814. 88 Gf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 376. 89 Di questo missionario si legge che « predicò missioni in varie località del Brasile con molto frutto spirituale e per molti anni»; non è però conosciuta la data della sua morte; in S. Rita, parrocchia che probabilmente aveva sul suo terri– torio nuclei di amerindi, egli rimase vari anni. Cf. Aldea da Pedra (Itaocara), in Annaes (Anais) Franciscanos 25(1938) 164.

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