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VICISSITUDINI DELLE PREFETTURE 199 convento francescano situato sul Morro S. Antonio, mentre si approntava un nuovo ospizio in Rua dos Invalidos, dedicato a « sant'Antonio dei poveri» 78 • Forse basandosi su questi antecedenti, Fidelis de Primerio nega che i missionari di Rio avessero in seguito ad incontrar diffi– coltà da parte del governo e cio contrariamente a quanto affer– mano vari storici; egli spiega il dissolversi della comunità con– ventuale carioca, base della prefettura, come « una naturale estin– zione» di essa, determinatasi nel 1829 per la morte del superiore (p. Giuseppe da Codrongianus), la dispersione degli altri missio– nari nelle province e il mancato arrivo di altri dall'Italia 79 • Ma il suo ragionamento presenta più d'una contraddizione ed è lungi dal persuadere 80 • Lo storico brasiliano Balthazar da Silva Lisboa, contemporaneo agli avvenimenti, scrive che i missio– nari dovettero ritirarsi dall'ospizio di « Santo Antonio dos Pobres » perché bollati apertamente come « gesuiti mascherati » 81 , il che, tenuto conto del valore che una simile frase aveva negli ambienti vicini al Feijo, fa agevolmente intravedere un retroscena che l'au– tore prudentemente tace. Sta di fatto che i missionari scomparvero dalla scena di Rio e che l'ospizio andò definitivamente perduto perché, con la ripresa missionaria determinatasi nel secondo Impero, si dovette costruire un nuovo ospizio sul Morro do Castelo accanto alla celebre chiesa di s. Sebastiano, protettore della città 82 • Ma quando ciò avvenne? Vari autori ricorrono al decreto della Reggenza emanato in data 25 agosto e ordinante l'espulsione dei cappuccini da Pernambuco, ovvero ad altro del tempo con ambito più largo e riguardante tutto il Brasile 83 • Tuttavia, se si prende in considerazione quanto affer– ma il cronista della catechesi di Sao Fidelis sul Paraiba do Sul 84 , 78 Cf. GIUSEPPE DA GAS1'ROGIOVANNI, Notizie storiche, 13. 79 FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 235s. so Parlando, ad esempio, di p. Alessandro da Genova, l'ultimo missionario su– perstite, viceprefetto nel 1828 e prefetto nel gennaio dell'anno seguente, scrive che « cm 1829, quando da expulséio, fugiu para o Espirito Santo », rimpatriando poi nel 1831. Ib., 377. 81 Cf. Annaes do Rio de Janeiro VII, 363. 82 Si veda a p. 226. 83 Tale è l'opinione di p. Giuseppe ./fa G'astrogiovanni che, accennando all'abdi– cazione di D0111 Pedro I, soggiunge che, « durante questo periodo, in mezzo a tante vicende politiche, rivoluzioni, pronunciamenti militari, tutti fomentati dalla setta massonica, che era in quei tempi dominante nel Brasile..., chi più ne sentirono gli effetti perniciosi fu la Chiesa Cattolica in generale e gli Ordini Religiosi in parti– colare. Un decreto del Governo Reggente espulse tutti i Religiosi stranieri, come si disse più sopra; dei nostri Missionari, quelli che si trovavano nella capitale par– tirono tutti, alcuni per l'Italia (tra i quali un p. Alessandro da Genova che portò seco oggetti, libri e altri documenti che appartenevano al nostro Ospizio di Rio de Janeiro), altri si sparpagliarono per l'interno, continuando a lavorare e prestare servizio nelle parrocchie; quelli poi che si trovavano nelle Missioni interne lon– tano, dove non si sentivano per niente gli effetti dell'odioso decreto d'espulsione, restarono in pace sino alla morte». No tizie storiche, 45. 84 Memorias de Sifo Fidelis, in Annaes (Anais) Franciscanos 23(1936) 319. E' forse basandosi sulla notizia data dall'autore di questa cronaca che Fidelis de Prime-

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