BCCCAP00000000000000000000920
VICISSITUDINI DELLE PREFETTURE 197 Afragola, viceprefetto e acciaccoso, riuscito vano l'intervento del console di Napoli da lui invocato, trovò ospitalità in Tocaruna nella chaca,ra, o fondo campestre di una pia signora chiamata Donna Maria Rosa d9s Passos; il fratello laico fra Gioachino da Venezia tornò invece in Italia 68 • Dopo che l'ospizio fu occupato dai civili, la chiesa della Penha rimase per alcuni anni chiusa al pubblico, finché 1'11 maggio 1836 l'assemblea provinciale provvide con decreto a passarne la pro– prietà alla confraternita di S. Giuseppe dell'Agonia, eretta da tempo immemorabile nella stessa chiesaG 9 • L'esilio dei religiosi durò meno di otto anni e toccò solo la città di Recife perché, nel– l'interno della provincia, i pochi missionari continuarono a la– vorare. Sul finire della Reggenza il governo imperiale, sanzionando un progetto di legge della Camera pernambucana, li reintegrò nei loro diritti con decreto del 26 luglio 1840, e allora i pp. Gioachino da Afragola e Paolo da Genova rientrarono alla Penha; p. Gabriele da Malta invece, già vecchio e infermo, il 20 ottobre dello stesso anno moriva a Pau d'Alho 70 • Dei due superstiti, p. Paolo poco dopo si spostava a Bahia dove trascorse gli ultimi anni di vita largamente stimato dal popolo e dal clero per la sua indefessa attività 71 ; p. Gioachino da Afragola, sofferente d'idropisia, nel 1844 rimpatriava spegnendosi 6 anni dopo, serenamente e in con– cetto di santo, nel convento di Gaeta 12 • L'attività missionaria nella prefettura di Pernambuco riprese con piena efficienza nel 1841 allorché, provenienti dall'Italia, giun– sero a Recife i primi cappuccini ingaggiati dal governo di Dom Pedro II; ma con essi già entriamo nel ciclo d'attività appartenente al secondo impero 73 • 68 Mappa dos Missionarios, ACP, XI/1 (avulso), 16; J. GUENNES DA S-ILVA MEL– LO, Li17eiros traços, 63; FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 201. 00 Questa confraternita, in cui si erano intrufolati elementi massonici, ebbe gran parte nell'espulsione dei missionari dall'ospizio. Si veda una breve nota di p, Gioachino da Afragola in ACP, III, 31. Il clima d'avversione ai religiosi in Per– nambuco durava periì da tempo; l'espulsione era già toccata ai carmelitani (29 set– tembre 1823) e ai padri dell'Oratorio (10 dicembre 1830). Cf. J. DO G'.ARMO BARATA, Ilistoria ecclesiastica de Pernambuco, 92. 70 Mappa dos Missionarios, ACP, XI/1 (avulso), 14s. 71 Morì nell'ospizio di Bahia (Pietà) il 10 settembre 1849. Cf. FIDELIS DE PRI– MERIO, Capuchinhos, 377. 72 Scrive di lui p. Bònaventura da Sorrento: « Le tante fatiche dal santo missionario sostenute (nel Brasile), più volte il ridussero agli estremi di vita. Ri– dotto a non poter più lavorare nell'apostolico ministero, come pure volea, per i suoi acciacchi, l'anno 1844 tornava alla nostra provincia, non senza dolore dei 'Brasi– liani che tenevanlo in fama di santo e raccontavano piangendo dei miracoli da lui operati colà. Reduce in Provincia, si mostrò qual era già, zelante e vero imitatore del Serafico Padre, religioso irreprensibile. L'ultima sua malattia fu l'idropisia... - Oh Gesù! Oh Maria! aiutatemi! - furono le sue ultime parole. Morì in Gaeh l'anno 1850. Nel trasportarlo in chiesa già cadavere, fu notato che le porte del coro si aprirono da sé al suo passaggio. Dopo sei mesi quel corpo che fu un mar– ciume 'vivo, si trovò incorrotto morto! Questo ed altro fu riferito alla S. Con– gregazione dei Riti, cui spetta conoscere le virtù dei Servi di Dio». I cappuccini ,l,el– la Provincia monastica di Napoli, 29. 73 Si veda a p. 219ss.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz