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188 PRIMO IMPERO E REGGENZA (1822-1840) religiosi Rtranieri2 4 • Le istruzioni date dal governo nel 1824 a mons. Vidigal, suo rappresentante presso la S. Sede, nominavano segnatamente i cappuccini come non necessari al Brasile e perciò s'ingiungeva all'incaricato d'affari che non permettesse l'ingresso di questi, come di qualsiasi altro ordine o congregazione religiosa, nel paese 25 • A questa drastica disposizione si ebbe solo un'ecce– zione per intervento diretto dell'imperatore Dom Pedro I che nel 1826, dietro preghiera di p. Ambrogio da Roccacontrada, pre– fetto apostolico di Bahia, dava il suo beneplacito per l'ingresso nel Brasile di 5 ovvero di 6 missionari 26 • Del resto, il problema riguardante gli ordini religiosi anda– va complicandosi per non essere che uno degli aspetti dei difficili rapporti intercorrenti tra il governo imperiale e la S. Sede a mo– tivo del malinteso diritto di patronato, ereditato dalla corte di Lisbona 27 • Nelle medesime istruzioni date a mons. Vidigal il go– verno, dopo aver ricordato al suo rappresentante che « la S. Sede ama ingerirsi negli affari interni degli Stati», gli raccomandava di agire con ogni circospezione e diligenza per ottenere tutte quelle prerogative che spettavano all'imperatore « come Sovrano, Protettore e Patrono della Chiesa nel Brasile». A riguardo poi dei vescovi, l'incaricato doveva sforzarsi per rivendicare tutti i loro legittimi diritti, « artificiosamente e abilmente tolti dalla S. Sede», mentre era certo che i vescovi si trovavano su piede d'uguaglianza col « vescovo di Roma», eccettuate le prerogative richieste per la conservazione dell'unità della Chiesa. Circa il de– legato apostolico che la S. Sede intendeva mandare a Rio, il Vidi– gal doveva procurare che non fosse rivestito della dignità episco– pale perché si potesse agire su di lui con maggior libertà e più vigore, ottenendone una più facile accondiscendenza 28 • Le cose stavano a questo punto quando entrò sulla scena po– litica Diogo Antonio Feij6 che nella legislatura del 1826 sedeva tra i deputati della Camera nazionale in rappresentanza della 24 Tali, e cioè stranieri, come si è detto, rimasero i cappuccini nel Brasile sino ai tempi della Repubblica (si veda a p. 17s), perché, nonostante i replicati tentati– vi, mai poterono ottenere di dedicarsi al reclutamento delle vocazioni indigene e aprir noviziati, neppure durante il secondo Impero, che pure li favorì in diverse ma– niere. Lo stesso mons. Vita! Maria Gonçalves de Oliveira, il celebre vescovo di Olin– da implicato nella « questione religiosa» (si veda a p.174), non poté realizzare il suo desiderio di farsi cappuccino se non uscendo dal Brasile; infatti egli apparte– neva alla monastica provincia di Parigi, dove compì noviziato e studi e fu ordinato sacerdote. Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, C11,puchinhos, 346; FELIX DE OLIVOLA, Um grmide bmsileiro, 29ss. 25 Cf. C. MENDES DE ALMEIDA, Direito Civil Ecclesfostico Bmsileiro I/3, 1067; JULIO MARIA, O C11,tolicismo no Bmsil, 155. w Cf. Memorias de Suo Fidelis, in Annaes (An11,is) Fmneiseanos 23(1936) 326. 27 Cf. L.G. JAEGER, O Clero n11, Epopéfo Farroupilh11,, 13ss, con relativa bi– bliografia. 28 Cf. H. PIRES, Tem11,s de hìst6ria eelesiastiea 369s. L'autore così commenta l'Avi so : « Nestas linhas temos o pano de amostra com que ensaiou a a execuçao do seu programa o regalismo do governo imperial. Ai se acham completamente desma– scarados o atrevimento, a petulancia, o veneno e a odiosidade do programa e das pretensoes dos dirigentes do Império ».

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