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164 DAI PRIMORDI DEL SEC. XVIII FINO ALL'INDIPENDENZA d) /tao e ara. - Il nome di questa cittadina fluminense è la traduzione« tupi» dell'antica Aldeia da Pedra fondata da p. To– maso da Città di Castello sui primordi del secolo XIX. A dir vero il missionario l'aveva chiamata Sa o J osé de Le on issa, dal nome del santo Protettore che egli diede alla catechesi1 30 : ma esso non poté affermarsi perché gl'indigeni continuarono a chiamarla con l'antico nome. P. Tomaso da Città di Castello, « religioso di alte virtù e spi– rito attivo e intraprendente», giunse in Brasile nel 1796 e da pri– ma lavorò per qualche tempo in Sao Fidelis coadiuvando i due fondatori; poi, avuta notizia di altri indios stanziati più a monte sul Paraiba, andò in cerca di essi risalendo il corso del fiume. A una quarantina di chilometri da Sao Fidelis, il missionario s'in– contrò in altre tribù indiane di Coro ad o s e Pur i s che l'ac– colsero « con rispetto ed allegria » e gli manifestarono il desiderio di essere « aldeate » 131 • P. Tomaso, senza frapporre indugio, scel– se un luogo adatto all'impianto di una riduzione e gradito agli indios: vi fabbricò una casetta-cappella e incominciò a celebrarvi la messa e altre funzioni religiose, iniziando una regolare cate– chesi. Essendo però necessaria l'autorizzazione del viceré e ùel vescovo per creare una riduzione formale, si recò a Rio de Janeiro per compiere i passi necessari ed anche per ottenere i mezzi in– dispensabili. Il momento non era però favorevole, attese le difficoltà in– sorte tra il Portogallo e la Francia e l'incombente pericolo che minacciava l'indipendenza portoghese con l'avvento della stella na– poleonica: anche a Rio la preoccupazione era grande e il missio– nario dovette attendere ben 8 anni prima di veder accolto il suo progetto. Con una costanza ammirevole egli tornò alla carica ri– petute volte, finché il nuovo governatore e viceré del Brasile, Conde de Arcos 132 , non solo concesse l'autorizzazione richiesta ma in Annaes Franci.scanos 22 (1935) 152-158. 185-192. 222-24. 249s. 279-87. 317-20. 376-81; 23 (1936) 31s. 59-64. 93-96. 126s.; 154-59 (maggio). 153-60 (giugno). 186-92. 218-24. 248-56 (settembre). 249-56 (ottobre). 281-88. 313-20. Altra fonte importante è la Compendiosa noticia, in FRANCESCO ZAVERIO, I cappuccini genovesi IV, 94ss. Si vedano anche: GIUSEPPE DA GASTROGIOVANNI, Notizie storiche, 34ss; CLEMENS A TER– ZORIO, Manuale historicum, 321s; FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 216ss; J.N. DE SOUZA SrLVA, Memoria historica e documentada, in Rev.Inst.Hist.Geogr.Brasil. 17 (1854) 229ss; Doria EscRAGNOLLE, Terra Fluminense, 118s. 130 Su s. Giuseppe da Leonessa (1556-1612), pure dell'Ordine cappuccino e mis– sionario per qualche tempo a Costantinopoli, si veda MELCHIOR A POBLADURA, Historia generalis I, 205. 328s. Questo Santo come pure s. Fedele da Sigmaringen erano stati canonizzati nel 1746 e la loro devozione ovviamente si era diffusa nell'Ordine: di qui il fatto di esser scelti dai religiosi a patroni delle loro iniziative missionarie. 131 Cf. GIUSEPPE DA CASTROGIOVANNI, Notizie storiche, 40. 132 Si tratta di Marco de Noronha e Brito, ottavo « Conde de Arcos » (1771- 1828), prima governatore del Para, poi viceré del Brasile tra il 1806 e il 1808, infine governatore di Bahia (1810-18), dove installò la prima tipografia e promosse la pub– blicazione del primo giornale bahiano dal titolo: Edade de ouro do Brasi/. Nel 1817, allo scoppio della rivoluzione pernambucana, fu incaricato delle misure di repres– sione, da lui applicate con estremo rigore.
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