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L'OPERA MISSIONARIA TRA GLI INDIOS 163 Arricchitasi la riduzione di campi coltivati, anche per la mu– nificenza del viceré 125 , e già avviandosi il forte nucleo di indios a vita pacifica, diverse famiglie di Campos (civili e cristiane) ven– nero a stabilirsi in Sao Fidelis, il che contribuì allo sviluppo della località. Nel 1799 i due missionari concepirono l'idea di costruire una grande chiesa, sempre dedicata al santo Patrono dell'aldea; benedetta la prima pietra I' 8 settembre dello stesso anno, i lavori andarono a rilento per carenza di mezzi, ma l'edificio, allorché il 23 aprile 1808 veniva inaugurato, si rivelò uno dei più bei templi della capitaneria di Rio, a croce greca con cupola centrale, im– ponente per la mole, ardito per lo slancio architettonico e inoltre arricchito di buoni dipinti effettuati dagli stessi missionari1 26 • Ac– canto alla chiesa fu rinnovato l'ospizio o canonica e altri edifici sorsero via via così che la riduzione s'incamminò a diventare or– mai borgata e cittadina. Dato il rilevante numero di abitanti, i missionari innalzarono nella zona altre due chiese, di minor mole, dedicate rispettivamente alla Madonna del Rosario e a s. Seba– stiano, patrono di Rio de Janeiro. P. Angelo da Lucca morì in Sao Fidelis il 26 maggio 1811, dopo 32 anni di apostolato missionario; il suo cooperatore e com– pagno, p. Vittorio da Cambiasca, gli sopravvisse di 4 anni, mo– rendo il 1 ° settembre 1815, avendo ormai al suo attivo ben 37 anni di missione, di cui 35 trascorsi in Sao Fidelis. La loro opera indefessa, saggia e sempre sorretta da motivi soprannaturali, ebbe larghi riconoscimenti sia dalle autorità 121 come da vari scrittori, non ultimo il monumento che venne loro eretto recentemente nel– la cittadina da essi fondata 128 • Successore dei due missionari nella catechesi fu p. Giovanni Antonio da Lucca che morì in Sao Fidelis il 13 febbraio 1831. In tale anno la missione, avendo ormai esaurito il suo compito, ces– sava passando nel novero delle altre parrocchie diocesane, mentre la cittadina continuava a svilupparsi così da diventare una delle più fiorenti dello Stato di Rio 120 • 125 I missionari, per concessione del viceré, poterono usufruire dei prodotti ,tratti dalle terre che erano già appartenute all'estinta « fazenda dò collegio», creata in antico dai gesuiti. Cf. Memorias de S. Fidelis, in Ana,is (Annaes) Franciscanos'. 22(1935) 158, 126 Se ne veda una descrizione in GIUSEPPE DA CASTROGIOVANNI, Notizie storiche, 37. Sullo sviluppo già raggiunto intorno a quel tempo dall'aldeamento, si veda in E. DE CASTRO E ALMEIDA, Inventario III, 328s. 127 Lo stesso viceré ebbe ad esprimere sui due missionari il seguente giudizio: « Estes missionarios se tem conduzido mui louvavelmente no exercicio de seu mi– nister.io, e nao s6 tem feito bastante fruto no espiritual, mas ainda no tempora!, porque além de os doutrinarem e de se internarem mais para dentro do mesmo sertao, aonde talvez se possa formar outra aldeia de indios, que vivem dispersos e distantes de S,, Fidelis, tem embaraçado todos os insultos de que podiam ser acome– tidas as povoaç6es vizinhas em sitios tao remotos ». Cf. FIDELIS DE PRIMEIRO, Ca– puchinhos, 217. 12s Ciò avvenne nel 1948. 1 w La fonte principale e diretta per la storia di Sa o Fide I i s è il libro di cronaca della missione dal titolo: Memorias de S. Fidelis, pubblicate a puntate
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