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L'OPERA MISSIONARIA TRA GLI INDIOS 161 ciò dipese dal permanente stato di guerra tra portoghesi e spa– gnoli, trattandosi di regione di confine, o, fors'anche, a motivo del– la presenza dei soldati nell'aldeamento, fattore negativo e contro– producente sia per ragioni morali come anche per la paura che essi incutevano nei primitivi 117 • b) S. Jolio do lpuca. - Un altro avvio catechetico, questa volta nella capitaneria di Rio de Janeiro, si ebbe verso la metà del secolo XVIII ad opera di p. Francesco Maria da Todi. Questo missionario ( 1728-55), che si era già segnalato per la sua attività reduzionistica nell'aldea di Pacatuba, nel 1748 fu destinato alla evangelizzazione degli indios G u a r u 1ho s nella vasta parrocchia fluminense di Macacu. Uomo di grande dolcezza, attivo e già espe– rimentato nel lavoro indiano, egli addomesticò in breve gl'indigeni addestrandoli alla coltivazione dei campi e, quindi, alla vita seden– taria e pacifica. Stabilito da prima l'aldeamento alle falde dei monti abitati dagli A imo r é s, per intuitivi contrasti fra le due tribù lo trasferì in seguito sul fiume S. J oao do Ipuca, dal quale la catechesi prese il nome; qui egli costruì una chiesa dedicata alla sacra Famiglia e, via via, il nucleo iniziale andò sviluppandosi tanto che il prefetto nel 1751 gli mandava in aiuto p. Giambattista da S. Giovanni 118 • Due anni dopo (1753) lo stesso prefetto, p. An– tonio da Perugia, avvalendosi della legge stabilita per gli aldea– menti o riduzioni indiane, si rivolgeva al governatore Gomes Frei– re domandando la lega di terra stabilitam: con ciò e per l'impulso dato dai missionari S. Joao do Ipuca s'allargava e rafforzava ri– chiedendo materiale da costruzione che difficilmente poteva giun– gere per terra, a motivo degli impervi cammini. Uomo intraprendente, p. Francesco divisò allora di aprire una specie di succursale sulla foce del fiume, dove il materiale richiesto sarebbe giunto per mare e, poi, inoltrato sul fiume S. J oao sino all'aldea. Ma da ciò nacquero contestazioni e difficoltà con indios già catechizzati dai gesuiti nelle vicinanze, poi la questione s'ag– grovigliò investendo la stessa proprietà del terreno. Sfortunata– mente il prefetto apostolico non diede al missionario l'appoggio necessario e p. Francesco, stanco, seguendo il consiglio del vescovo diocesano, cedette la catechesi ai francescani lasciandovi tutto quello che vi si trovava, compresi i paramenti della chiesa, alcuni dei quali erano stati. dati ad imprestito dall'ospizio di Rio 120 • Nel 1754 giungeva a Rio come prefetto p. Carlo Maria da Ferrara che 117 Pare, infatti, che nascessero difficoltà tra i soldati e i missionari. Vari do– cumenti su questa incipiente missione indiana sono conservati in APN, Col. 84, Go– vernadores do Rio VI, 286; VII, 259; VIII, 4v, 114r, 145v. Essi non sembrano fa– vorevoli ai missionari. 118 Questo missionario era già stato nel Congo; giunto nella prefettura di Rio nel 1751,. vi restò fino alla morte (1764). Cf. FroELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 372. 119 Cf. Rev.Inst.liist.Geogr.Brasil. 17 (1854) 218. 120 P. Francesco tornava in Italia nel 1755; egli morì nella sua monastica provincia ( Umbria) il 9 marzo 1769. Cf. FRANCESCO DA VICENZA, I missionari cappuc– cini della provincia serafica, 347s. 11. - Attività missionaria.
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