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L'OPERA MISSIONARIA TRA GLI INDIOS 157 Con ciò non si vuol negare che qualche missionario, seguendo l'uso del tempo, reprimesse forse con certa asprezza superstizioni e· magia, inveterate negli indigeni, od anche adottasse in generale un criterio di severità fuor di luogo 95 : ma è troppo scoperto il gioco dei persecutori nel giustificare le enormità del loro operato 96 • Intanto però il clima era preparato e il sequestro delle cate– chesi ormai un fatto ineluttabiìe. Scrive p. Annibale da Genova che, nel tempo in cui egli risiedette nell'aldea di Mipibu (1761-62), il governatore e capitano generale di Pernambuco, Luiz Diogo da Silva, aveva già, per ordine della corte, fatto sequestrare collegi, case e missioni dei gesuiti e nello stesso tempo, d'accordo col vescovo, D. Francisco Xavier Aranha, « non molto nostro amico», aveva già tolto ai cappuccini le aldee del fiume S. Francisco situate sulla sua sponda sinistra e cioè in territorio pernambucano, e ciò a mezzo del« sargento-m6r » Jer6nimo Mendes da Paz 97 • Lo stesso missionario aggiunge che, pochi giorni dopo il suo rientro all'ospi– zio della Penha (settembre 1762), il governatore espulse gli altri missionari dai superstiti aldeamenti di Rio Grande do Norte, Paraiba, Ceara e Pernambuco e il vescoyo, per l'assistenza spiri– tuale, vi collocò dei preti secolari. Ciò invece, almeno per alcun tempo, non si verificò nel go– vernatorato e archidiocesi di Bahia. Qui il superiore della prefet– tura apostolica, p. Felice da Casalmaggiore, avuto sentore di quan– to era accaduto in Pernambuco, si recò personalmente dal viceré e dall'arcivescovo per fare spontanea rinuncia delle catechesi; ma le due autorità non accondiscesero alla sua richiesta adducendo il motivo che nessun ordine di sequestro era giunto dalla corte: il che dimostra - soggiunge p. Annibale - che le odiose misure delle autorità di Pernambuco erano state dispoticamente prese in luogo 98 • Tuttavia, se in un primo tempo le catechesi furono mantenute per volontà del governatore e specialmente dell'arcivescovo che apertamente affermò di non potere, in coscienza, attuare le odiose 95 Gf. ACP, IU/6, 37r (a riguardo di p. Luigi da Ferrara nell'aldea di Serra Branca) e Documentos historicos XLI, 354 (in data 11 dicembre 1711, a proposito di p. Gabriele da Bologna). 96 Cf. A. C. FERREIRA REIS, A conquista espiritual da Amazonia, 54ss; H. PIRES, A paiBagem espfritual do Hrasil, 93. - Elementi utili del libello del Mendes da Paz sono le indicazioni che, indirettamente, egli fornisce sia sulle aldee tenute dai mis– sionari come sul personale che vi era impegnato; tra le prime egli nomina: Pambu, Axara, Vargem, Aracapa, S. Felix, Miranda, Rodelas, Mepibu, Carema (Curema), Enxu, Apodi; tra i missionari egli ricorda: p. Angelo da Oneglia, Michelangelo da Mondovì, Vitaliano da Milano, Barnaba da Tebaldi, Apollinare da Brescia, Angelo Maria da Genova, Nicola da Bagnara, Giambattista da Caramanico, Sempliciano da Brescia, Gioachino da Venezia, Giovenale da Albano, Possidonio da La Mirandola, Prospero da Milano, Francesco Maria da Todi, Domenico da Panicocolo, Giuseppe da Monticelli, Carlo da S. Secondo, Romualdo da (Borgo) S. Donnino e Saverio Ma– ria da Genova. 97 Cf. BCIC, 18/1066, III, 68s. 98 Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 199.
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