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156 DAI PRIMORDI DEL SEC. XVIII FINO ALL'INDIPENDENZA leggi pombaline, le due aldee di S. Felix e di S. Pedro alle dipen– denze dei missionari, almeno momentaneamente, perché situate sul territorio bahiano, il governatore mandò il « desembargador » J oaquin J osé de Andrade per verificare se le accuse fossero vere: il « desembargador », dopo attente indagini, riferì che non solo non gli risultava nulla di ciò che era imputato ai missionari, ma che anzi fatti positivi dimostravano il contrario 91 • 4 °) S.e erano veri i maltrattamenti, le condanne e perfino i supplizi del fuoco usati dai missionari contro gli indios, perché questi ultimi, dopo che le aldee passarono nelle mani dei funzionari civili di Pernam– buco, fuggivano nelle vicine aldee del territorio bahiano, tuttora amministrate dai missionari ? 92 • 5°) E' evidente la malafede del Mendes da Paz nel tentativo di dedurre dal Liber mortuorum di Pambu fatti comprovanti la crudeltà dei missionari, mentre non provano che l'ignoranza del povero servo di Pombal che legge a rovescio il documento ovvero dà gratuite interpretazioni (un esem– pio: fa capo d'accusa la sepoltura in saltu, e cioè nella foresta, degli indios pertinaci che erano morti senza ricevere il battesimo: o che voleva egli? che si fosse data la sepoltura ecclesiastica anche ai pagani?). 6 °) Infine, è mai possibile che tutti i missionari, senza eccettuarne uno solo, si fossero macchiati di tanti delitti, senza che nulla fosse trapelato in precedenza? Eppure ciò è affer– mato dal Mendes da Paz che conduce la sua requisitoria contro tutti i missionari, da lui espressamente nominati 93 • Se è lecito esprimere una valutazione sul libello del Mendes da Paz, non si andrà lontano dal vero nell'assegnare, come deter– minanti, le seguenti ragioni della sua relazione: 1 °) l'orchestrata campagna di calunnie del Pombal secondo il noto principio: « Ca– lunniate, qualcosa rimarrà»; 2°) giustificazione degli abusi che i piccoli regoli dell'interno, per i quali spesso non esistevano né morale né giustizia, commettevano fidando nella loro condizione di funzionari civili; 3 °) zelo del piccolo servo di Pombal verso il padrone, forse con desiderio inconfesso di far carriera; 4 °) brama di metter le mani sui beni delle missioni come rappresentanti del governo, come poi di fatto avvenne; 5°) forse qualche fatto per– sonale, come il rifiuto da parte dei missionari di poter entrare nelle aldee, dove spesso i bianchi erano motivi di scandalo 94 • 91 Jb. II, Rio 1914, 12s, doc. 6105, in data 6 ottobre 1761. Si noti che l'accusa– tore Mendes da Paz nella sua filippica contro i missi~nari aveva incluso S . F e I ix espre~samente, mentre tendeva a metter in causa tutto il metodo catechetico in blocco dei cappuccini. 92 lb., 12s. 93 Si veda sotto alla nota 96 il nome dei missionari incriminati. 94 Qualunque sia il valore che si voglia attribuire a queste riflessioni, resta comunque provato che la politica pombalina, come è concordemente affermato dalla storiografia brasiliana (si veda alla nota 84), ripiombò in gran parte gli indios cosiddetti « liberati » nel primitivismo della foresta. Si veda anche TIMOTEO (ZANI) DA BRESCIA, Alto Brasile, 315ss; G. FERRUGIA, Nostra Signora del Mar dolce, Milano 1902, 137ss.

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