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L'APOSTOLATO TRA I FEDELI 123 E' difficile sceverare quanto vi sia di vero in tale racconto, e nei molti altri particolari che l'accompagnano (come quello di una fanciulla che, spinta dalle parole del missionario, in un impeto di fede e devozione avrebbe chiesto di poter bere, essa pure, dal calice): comunque, Antonino da Silva Neves scrive non esservi nessuno, nel nord di Minas, e nelle regioni meridionali di Bahia, il quale ignori « la storia di p. Clemente, l'eroico cacciatore di anime, e la sua profezia: l'affondamento di Tremenda!, trasfor– matosi in un lago » 33 . L'autore del Libro Mastro tende invece a sottolineare l'attività indiana del missionario scrivendo che, giunto a Bahia nel 1783, « andò a Pacatuba, dove stesse 14 anni. Dopo i quali, essendo stato eletto Prefetto, venne in Bahia; ma, avendo il suo cuore sempre rivolto ai suoi cari Indiani, e sentendosi un'ardente brama di stare continuamente evangelizzando tra i selvaggi, dopo 4 anni rinunciò la prefettura e tornò tra quelli. Dopo d'aver evangelizzato tra molti luoghi, si fermò nella Villa di Rio Pardo sino al 1806, epoca in cui ivi morì in gran concetto di virtù e santìtà cosicché quei popoli si raccomandano alla sua protezione, e tengono le candele accese tutto l'anno al suo sepolcro sino al presente, come disse il Sig. Vicario attuale » 34 • d) Giuseppe da Barb,arolo. - Un missionario che pre– senta una sua particolare fisionomia per essersi distinto nell'apo– stolato tra gli schiavi africani di cui propugnò l'emancipazione, fu p. Giuseppe da Barbarolo (Bologna), vissuto negli ultimi de– cenni del secolo XVIII ( 1779-1794 ?). Egli non ebbe straordinarie qualità di predicatore, pur essendosi dedicato al ministero ambu– lante con frutto. Le sue preferenze andarono però all'elemento nero africano, tenuto in dura schiavitù soprattutto dai grandi coltivatori dell'interno. Visitando i poveri paria della società bra– siliana del tempo, egli si commoveva sulla loro sorte infelice e tentava tutti i modi per alleviarla, tanto da indursi a predicare apertamente la loro liberazione. Ovviamente, un apostolato del genere nel 1794 era prematuro e doveva sonare quasi eresia alle orecchie delle autorità e dei co– lonizzatori portoghesi che, sulla schiavitù, fondavano il progresso e il benessere della colonia, e la conclusione fu l'esilio, sia pure in forma blanda e indiretta per non suscitar rumori, del missio– nario35. Riconoscimenti all'opera di p. Giuseppe sono venuti in seguito 33 Correio Paulistano, 5 febbraio 1918: citato da FIDELIS DE PRIMERIO, Gas puchinhos, 155. 34 Cf. ACB, Font·i mss. 1/I, 11. Sul particolare dei « lumi accesi sulla sua tom– ba, come se fosse un altare», si veda anche in [B. PEREIRA], Os religiosos capuchinhos da Bahia, 45. 35 Per capire l'allarme gettato dalle idee di p. Giuseppe tra le sfere respon– sabili portoghesi si legga ciò che il governatore D. Fernando José de Portugal scri– veva alla corte di Lisbona in data 18 giugno 1794. Cf. QASTRO E ALMEIDA, Inventario III, Rio de Janeiro 1914, 317s.

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