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LA RIORGANIZZAZIONE DELLA MISSIONE 107 « vedendo l'ospizio chiuso e disabitato - scrive l'autore del Libro Mastro - dimandarono per mezzo del Consiglio... delle Missioni, eretto in Lisbona, di abitare e prendere possesso di questo Ospizio, il quale servirebbe sia per alloggiare ad tempus i missionari cap– puccini diretti per Angola e S. Tomé, che da qui passavano sempre in navi portoghesi, sia per alloggio dei missionari locali dopoché ritornavano dai deserti dei selvaggi 30 , sia per accogliere i nuovi missionari che furono chiesti e si aspettavano dall'Italia: per tutti questi motivi domandarono il pieno possesso usufruttuario dell'Ospi– zio, della Chiesa e dell'Orto già esistenti » 3 1. Valutate le ragioni, la corte si mostrò favorevole accogliendo la richiesta. Il 20 febbraio 1705 il nunzio apostolico di Lisbona comunicava al card. Paolucci che la « Giunta delle Missioni» aveva dato il suo benestare alla riapertura dell'ospizio 32 ; e infatti il 26 successivo la Reggente, Donna Caterina di Granbretagna e Infante di Portogallo, con Carta régia ordinava al governatore generale Dom Rodrigo da Costa di cedere definitivamente l'ospi– zio di Bahia ai cappuccini italiani 33 • La disposizione della corte fu poi riconfermata dal re Giovanni V in data 10 dicembre 1709, allorché stabiliva che ai missionari italiani fossero restituite le missioni indiane del fiume S. Francisco, già amministrate dai cap– puccini francesi 34 • L'ospizio di Bahia fu riaperto da p. Andrea da Pavia, già missionario nel Congo e poi superiore del gruppetto di religiosi residenti nell'isola di Madeira 35 ; egli resse l'ospizio per 4 anni (1705-1709) e cioè sino alla sua morte 36 , subentrandogli nel go– verno p. Michelangelo da Napoli con il quale l'ospizio diveniva sede di prefettura 37 • b) Per·nambuco. - Ugual procedimento fu seguito, a un dipresso, per la riapertura dell'ospizio della Penha in Recife. 30 Qui il cronista, p. Samuele da Lodi, prefetto di Bahia tra il 1843 e il 1847, accenna espressamente alla presenza di cappuccini italiani nell'interno bahiano, co– m8 catechisti indiani, già al tempo dei cappuccini francesi: opinione sostenuta, come si è detto, da vari autori: PIZARRO E ARAUJO, Mem6rias hist6ricas V, 245s; Rocco DA CESINALE, Storia, III, 705s; A. JANN, Candidus Sierra, 106; CLEMENS A TERZORIO, Ma– nuale histo1·icum, 317. Tuttavia tale opinione è da escludersi. Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 66ss. 31 C,f, ACB, Fonti mss. 1/I, 7. 32 Cf. AV, Niinz. Portogallo, voi. 207, 20v. 33 Cf. Docu1nentos hist6ricos LXXXIV, Rio 1949, 237ss. App. II, doc. 24, 468s. 31 Si veda a p. 469; [B. PEREIRA], Os religiosos oapuohinhos da Bahia, 20s. 35 Sulla residenza missionaria stabilita in quest'isola verso la fine del seco- lo XVII in iippoggio ai missionari del Congo e di S. Tomé, si veda in MELCHIOR A POBLADURA, Historia generalis II/2, 359s. 36 L'autore del Catalogo dei Cappuccini Missionari nei regni di Congo, Angola e Zin,qa [p. Agostino da Bologna] così riassume, in brevi tratti, l'attività missiona– ria di p. Andrea: « P. Andrea da Pavia, predicatore della provincia di Milano; stette quattro anni nella missione di Sogno e si partì da quella infermo per l'Italia: fu a Roma ove fu mandato superiore all'isola della Madera, che vi stette tre anni, dopo venne a Lisbona e dell'anno 1705 dalli Superiori di Roma fu mandato nell'America, Superiore dell'Ospizio nella città di Biihia, e ivi morì il 12 Agosto 1709 ». Cf. FRAN– CESCO ZAVERIO, l cappuccini genovesi IV, 14s. s 7 Si veda a p. 112s.

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