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106 DAI PRIMORDI DEL SEC. XVIII FINO ALL'INDIPENDENZA dalla capitale portoghese al cardinal segretario di Stato in Roma soggiungeva fra l'altro: « Io conoscevo molto bene la soddisfazione che Sua Maestà il Re dichiarava di aver avuto per la condotta e le virtù dei padri cappuccini italiani » 27 • Prove dirette di questo atteggiamento di favore si possono rac– cogliere in documenti dello stesso re, come, ad esempio, nella Carta régia del 10 dicembre 1709 con la quale ordinava al governatore Luiz Cezar de Menezes che fosse data ai cappuc– cini italiani l'amministrazione delle catechesi indiane del fiume S. Francisco, già fondate dai cappuccini bretoni e attual– mente assistite dai carmelitani: il re scriveva << esser conveniente al servizio di Dio e alla salvezza di quelle anime che si affidino le dette missioni ai cappuccini italiani, essendo essi i più utili nelle stesse, come l'esperienza ha dimostrato nell'esempio della loro vita e disinteresse dei beni temporali, poiché solo si oc– cupano della salvezza delle anime e si contentano di quello che la Provvidenza divina loro fornisce » 28 • a) Bah i a. - L'ospizio di questa città fu il primo ad esser riaperto dai cappuccini italiani. Dopo la partenza degli ultimi cappuccini francesi (1702), esso era rimasto chiuso causando non lieve disagio ai missionari dell'Africa nelle loro soste bahiane. P. Antonio da Gradisca, giunto ammalato dal Congo nel gennaio del 1703, e non sapendo dove appoggiarsi in attesa della nave, domandò al governatore di poter risiedere nell'ospizio sino alla sua partenza per l'Europa; egli vi dimorò circa sei mesi e fortunata– mente trovò aiuto in due pie signore che lo fornirono quotidiana– mente del necessario. Rimessosi un poco in salute, riprese tem– poraneamente il ministero nella chiesa della Pietà; ma il 30 giugno dello stesso anno s'imbarcava sulla nave « Princesa » e l'ospizio restava nuovamente disabitato 2 ". Furono le peripezie di questo missionario che fecero mag– giormente sentire il bisogno di un ospizio in Bahia? Giunto a Lisbona il 26 settembre, egli vi prolungò la sua sosta sino all'anno seguente e non mancò dal caldeggiar l'idea di una riapertura della residenza, adducendo anche il peso della sua esperienza personale. Ora è intorno a questo tempo che i cappuccini ita– liani di Lisbona compirono passi in tal senso presso la corte: 27 In data 25 aprile 1689. Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchinhos, 143. Anche il Consiglio Ultramarino di Lisbona più tardi, e cioè il 12 maggio 1724, riferiva la stima che godevano i missionari dicendosi favorevole alla loro permanenza: « Estes >:eligiosos capuchinhos italianos procedem de maneira no Recife onde tem o seu hospicio com tal fervor de espirito e os povos dele conhecem o grande proveito que eles fazem com as suas doutrinas, e exemplar vida que tem por grande beneficio que eles missionem naquella terra». Cf. Documentos historicos XCIC, Rio de Janeiro 1953, 198s. 28 Cf. Documentos hist6ricos XXXIV, Rio 1936, 310. App_ II, doc. 25, 469. 29 Cf. ANTONIO DA GRADISCA, Relazioni del viaggio e missione di Congo, 359ss.
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