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98 DALLE ORIGINI AI PRIMI DEL SETTECENTO suo lunghissimo apostolato di quasi mezzo secolo; vecchio e solo, nel 1701 egli consegnò ospizio e chiesa all'amministrazione della diocesi e rimpatriò 211 • Anche l'ospizio della Penha (Recife) fu mantenuto sino al 1701. Sul suo abbandono il Repertorio a Fundaçao dà un parti– colare che merita di esser riferito: « Si ha da fonte certa che nel 1701 un religioso cappuccino fran– cese, mentre stava per imjarcarsi, si mise in ginocchio, chiese per– dono al popolo che numeroso lo aveva accompagnato [al porto] e, dopo essersi congedato, predisse a Pernambuco la terribile solleva– zione che ebbe luogo negli 1709-1711 e che desolò questa terra con le lagrimevoli conseguenze che ne seguirono » 248 • L'esodo dall'ospizio di Bahia è invece da riportarsi alla se– conda metà del 1702: ciò risulta da una lettera che, in data 13 ottobre di tale anno, la Camera di Bahia scriveva al re di Porto– gallo notificandogli la partenza dei missionari e, in pari tempo, tessendo un grande elogio alla loro condotta e attività 249 • In tal modo si concludeva il primo periodo dell'attività mis– sionaria capuccina nel Brasile, legato ai cappuccini francesi. Com– mentando il fatto dell'esilio, p. Rocco da Cesinale scrive: « Al loro arrivo le coste agli Europei, il resto dall'Amazzonia alla Plata in mano ai selvaggi; ed eglino presi dal dovere, dall'ener– gia propria della nazione, intraprendente per tutto che sa di ar– duo, entrarono in mezzo a loro, se ne circondarono in nome di Dio, e gli uni guadagnarono in civiltà, gli altri in Paese. Tutto fu nulla. Pietro II non guardò che a un puntiglio politico e richiamò in vi– gore la legge del 1620, dopo la deroga che dicemmo di suo padre. La politica, sempre cruda, fu spesso suicida. Calcolatori fino a gior– ni nostri non trovarono di scioglier meglio la questione degli Indi che ricorrendo alle Missioni; i Cappuccini preferiti per la facilità nelle lingue selvagge, per quel misto di amore e di rispetto che messi alla prova seppero guadagnare, per questo finalmente che si accontentano di poco. Allora no: venne l'ordine, e bisognò parti– re. Per loro il governo diede i mezzi opportuni a ritornare in patria e li trattò con molta decenza » 250 • 247 Cf. JACINTO DE PALAZZOLO, Capuchinhos franceses, 51ss. Una Carta regia del 19 gennaio 1696 disponeva che, in vista della stima e venerazione che godeva il missionario, « o Pe Fr. Matheus e os seus donatos podem estar no Hospicio que tem nessa Cidade, aonde poderao fazer muitos serviços a Deos Nosso Senhor; em cazo que elle falte da vida prezente se observarao por vos e pelo Gov. do Bispado o que nesta parte tenho rezoludo ». Gli altri missionari invece in gran parte erano già stati rimpatriati. Cf. APN, Cartas Régias VIII, 20. 248 Cf. AG'P, III/6, 4v; GUENNES DA SILVA MELLO, Ligeiros traços, 52. Si tratterebbe forse del p. Gabriele da Le Mans? Cf. FIDELIS DE PRIMERIO, Capuchi– nhos, 365. 249 Si veda il doc. 22, in Arp. II, 467. 250 Storia III, 708s. L'autore del Libro Mastro di Bahia, p. Samuele Maiocchi da Lodi, che scriveva intorno al 1844, dà questi particolari sull'esilio dei missionari: « Essendosi dichiarata la guerra tre la Francia e il Portogallo, i Capp.i Francesi come sudditi di una Potenza attuai.e nemica furono obbligati a partire da tutti i dominii e conquiste del Portogallo. Il Governo però diede loro i mezzi opportuni per ritornare in patria, e li trattò con molta decenza, con decoro e belle maniere in
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