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GIUSEPPE DA CARABANTES 357 Finalmente, nei primi mesi del 1657 la spedizione fu auto– rizzata a salpare per il Venezuela; cammino facendo verso Cadice, il padre Giuseppe predicava nei paesi per i quali passava, e tra– sformò la stessa traversata dell'Atlantico, nel mese d'agosto, in una vera missione per la ciurma. Giunto, insieme agli altri mis– sionari, all'isola di Margarita, il padre Giuseppe si diede subito a predicare tra i cristiani - spagnoli, meticci, negri -, e quindi prosegui per Cumana e Caracas, dove lavorò a ridestare il languido e formalistico cattolicesimo coloniale. La missione di nove giorni predicata nella cattedrale di Caracas produsse una vera esplosione di conversioni, con lagrime e penitenze pubbliche, grazie soprat– tutto all'opera del padre Giuseppe, « il quale non sembrava di carne ma tutto spirito », come il decano e il capitolo si premu– rarono di comunicare al provinciale di Andalusia e al re. Mentre si trascinavano le lente pratiche burocratiche per la consegna del territorio missionario al drappello dei cappuccini, questi continuarono l'apostolato in altre città e paesi, con gli stessi risultati di conversioni e di rinnovamento religioso: in meno di un anno vi furono piu di 10.000 confessioni generali, come scri– veva al Consiglio delle Indie il padre Lorenzo da Magallon il 2 dicembre 1658; e aggiungeva: « i piu gravi religiosi di queste province ritengono che sarebbe un grave peccato se i sei cappuccini si occupassero della conversione degli indios e non degli spagnoli, che ne hanno estremo bisogno». L'informazione era pericolosa, perché una delle difficoltà mosse dal Consiglio contro l'assegna– zione delle missioni ai cappuccini consisteva precisamente in que– sta loro propensione alle missioni popolari, e che non doveva es– sere consentita nell'intento di impedire la fondazione di conventi in America. In una di queste missioni il padre Giuseppe, predi– cando sul giudizio universale, nel riferire la sentenza di Cristo contro i dannati, sforzò tanto la voce che gli si apri una ferita nel petto, come se fosse stata fatta con una lancia: una ferita che mai si chiuse né guarf, ed era tanto profonda e grande - affermava lui stesso con meraviglia e non senza un pizzico di umorismo - che « por ella se le registraban las interiores oficinas de la humana naturaleza ».

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