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762 PAOLO MARTINELLI 2. La constatazione della propria fragilità e persino del proprio tradimento non può mai, tuttavia, a cambiare quell'essere presi a servizio che accade in un evento. I pensieri e i sentimenti sono volubili, i nostri progetti, anche quelli più nobili di servizio, sono incompleti, sempre da riscrivere. Ma un incontro, un fatto, invece, iscrive qualche cosa di definitivo: lo si può tradire, lo si può rinnegare, si può fare anche di tutto per dimenticarlo. Tuttavia, esso rimane imperterrito: factum infectumfieri nequit. Quanto è accaduto non potrà mai più diventare non accaduto. La vocazione, con la quale Dio ci chiama a servirlo, ha come condizione di possibilità non un nostro sforzo volontaristico o sentimentale ma un fatto, l'in– contro con una Persona. La vocazione al servizio non ha alla base uno sforzo vo– lontaristico ma un evento che, accadendo, prende a servizio. Come non sentire in questa prospettiva la suggestività delle parole di Papa Benedetto XVI all'inizio della Deus Caritas est: All'inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l'incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva 1 6 • Questo carattere di "fatto che cambia indelebilmente la vita" è posto nella sua origine e paradigmaticamente in quel momento nel tempo che ha cambiato il tempo - come dice suggestivamente Eliot nei Cori dalla Rocca-: l'ingresso di Dio nella storia attraverso quel fatto di cui il Vangelo di san Luca ci ha conservato me– moria (Le 1, 26-38). È il racconto dell'annunciazione: qui si comprende cosa vuol dire che per servire il mistero di Dio, che si fa presente fra noi, occorre lasciarsi modificare da questo fatto. Nel mistero dell'annunciazione - che la Chiesa racco– manda di ricordare nella preghiera tre volte al giorno - noi vediamo innanzitutto l'iniziativa gratuita da parte di Dio. Nessuna condizione umana ci permetterebbe di pensare a quello che Dio avrebbe voluto fare di quella ragazza. Dalla struttura umana non si può dedurre la gratuità della iniziativa divina, che pertanto ci sor– prende, per natura sua. La rivelazione, ed analogamente l'evento della vocazione è il grande novum, carico di stupore per tutti noi. "Si comprehendis non est Deus" 17 , afferma acutamente sant'Agostino. E tuttavia, come dice Anselmo d'Aosta, "ratio– nabiliter comprebendis incomprebensibile esse" 18 • Siamo di fronte ad un fatto reale ma che non siamo in grado di esaurire con le nostre analisi: piuttosto, la nostra ra- 16 Deus Caritas est I. 17 Sermo 52, 16 (PL 38,360). 18 Monologion, 64, ripreso in Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, 42.

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