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760 PAOLO MARTINELLI non può mai essere considerato a-sarkos, reciso dalla sua carne 14 • Non lo fa mai il Nuovo Testamento, non lo dobbiamo fare noi. Così, metterci nell'orizzonte della relazione tra Maria, Eucaristia e il sacerdozio ministeriale, vuol dire richiamarsi vi– gorosamente al carattere esistenziale che la missione sacerdotale comporta. Porci sotto l'orizzonte mariano non è addolcire i discorsi sull'esistenza sacerdotale, ma è semmai coglierne il suo carattere drammatico. Maria, dall'annunciazione in cui piena di stupore si accorgeva di quella presenza che le cambiava la vita (Le 1, 26-38), segnando la sua carne, a quelle strane distanze poste in atto dal figlio in modo crescente, dal ritrovamento di Gesù nel tempio (Mt 2, 48-49) e dalle nozze di Cana (Gv 2, 1-11) fino allo scambio del figlio sotto la croce con il discepolo predi– letto (Gv 19, 26-27), Ella ha imparato cosa vuol dire che la vita è dramma e va vissu– ta drammaticamente. Maria di Nazareth risponde istante per istante alla volontà di Dio, sempre pronta per un nuovo percorso, per un nuovo viaggio, per un nuovo inizio. L'esistenza sacerdotale si colloca all'interno di questa drammaticità. II. Maria e l'evento della vocazione: essere presi a servizio La grande introduzione ad ogni considerazione sul mistero mariano, in rap– porto con la vita cristiana e la vita sacerdotale, sta nel fatto che questa ragazza di Nazareth, si è lasciata toccare dalla Parola di Dio, dal "Dio che parla". Maria non ha "controllato" il mistero, non se ne è fatta padrona, ma l'ha umilmente servito. Più esattamente si dovrebbe dire: e stata presa a servizio. In realtà, si serve il mistero di Dio quando ci si lascia modifìcare dalla sua presenza. Se questo dato è proprio dell'esistenza cristiana in quanto costituita dal sacramento battesimale, quanto più l'esistenza sacerdotale deve essere definita da un cedere cordialmente ad una chia– mata che cambia la vita. l. Conviene in questa circostanza riprendere la storia della vocazione sacer– dotale di un grande teologo del XX secolo, Hans Urs von Balthasar, il quale ebbe occasione di raccontarla in una conferenza dal titolo: perché mi sono fatto sacer– dote15. Finiti gli studi di germanistica, conclusi con grande successo, sentì il biso– gno di chiarire il percorso definitivo della propria esistenza a livello vocazionale. A 14 Cf. H.U. von Balthasar, Teodrammatica, III: Le persone del dramma. L'uomo in Cristo, Milano 1983, 239. 15 In appendice a E. Guerriero, Hans Urs von Balthasar, Milano 1991.
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