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776 PAOLO MARTINELLI ed altare 50 • Il dono è perfetto perché l'offerta comprende la perfetta corrisponden– za del soggetto che si offre con l'esecuzione della volontà paterna per la nostra sal– vezza. La coscienza che dobbiamo avere del novum, realizzato da Cristo ed affidato alla Chiesa mediante gli apostoli, non può essere tale senza il riconoscimento che l'esistenza del fedele viene inclusa in tutti i suoi aspetti. Se questo è vero per ogni credente che si accosta al sacramento eucaristico, quanto più questo deve essere vero per il ministro ordinato la cui esistenza è totalmente implicata nella offerta fatta da Cristo ed affidata alle sue mani. Il sacerdote, infatti, nel momento in cui celebra il memoriale della nostra salvezza non può che riconoscere che tutto di sé appartiene al mistero che serve. Non può celebrare in Persona Christi Capitis se non offrendo anche totalmente se stesso. Lo stesso accade in analogia al singolo fedele che partecipa alla celebrazione e che si accosta all'altare per comunicarsi. Il nuovo culto inaugurato da Cristo per– tanto supera l'idea che il "sacro" possa essere confinato in uno spazio dell'esistenza senza coinvolgere tutta la vita credente, senza diventare nuovo principio di cono– scenza e di azione in ogni circostanza di vita. In questo senso Benedetto XVI ha giustamente parlato di "forma eucaristica dell'esistenza cristiana" 51 per mostrare la capacità originaria del sacramento eucaristico di trasfigurare ogni aspetto della vita. Soffermiamoci ora a rilevare qualche aspetto messo in evidenza dal testo della Sacramentum Caritatis: "Colui che mangia di me vivrà per me" (Gv 6,57). Queste parole di Gesù ci fanno capire come il mistero "creduto" e "celebrato" possegga in sé un dinamismo che ne fa principio di vita nuova in noi e forma dell'esistenza cristiana. La Celebrazione eucari– stica appare qui in tutta la sua forza quale fonte e culmine dell'esistenza ecclesiale, in quanto esprime, nello stesso tempo, sia la genesi che il compimento del nuovo e definitivo culto, la logiké latreia 52 • Da qui si evince come il mistero eucansnco, lungi dall'essere confinabile ritualisticamente ad un settore della vita, tenda invece per natura sua a diventare forma della vita tanto da far diventare culto gradito a Dio non solo la celebrazione ma l'intera esistenza. Da qui si capisce il rimando alla Lettera ai Romani: 5 ° Cf. A. Vanhoye, Sacerdoti antichi e nuovo sacerdozio, Leumann 1985. 51 Cf. SCa 70-83. 52 SCa 70. Sul significato dell'espressione paolina vedi R. Penna, "Questo e il nostro culto logi,co" (Rm 12, 1), in Sacramentum Caritatis: Studi e commenti, 489-500.

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