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628 BARBARA FAES DE MOTTONI dal 1861 secondo gli intenti di Bernardino è proprio Antonio Maria, secondo Ghedina suo biografo, che afferma a questo proposito: Fin dall'anno 1861 [...] fissato il Breviloquio come unico testo di teologia dogmatica, lo [se. Anton Maria] andava sapientemente interpretando e svolgendo con ampii commenti, desunti dalle altre opere del Santo Dottore ed acconciamente appropriati a ciascuna tesi e proposizione teologica [...]. Per agevolare quindi agli studenti la fatica di apprendere e ritenere tanta scienza e dottrina, l'avveduto e solerte lettore [se. Antonio Maria] dava loro di ciascun capitolo uno Schema o Tavola sinottica, in cui a colpo d'occhio vedevi schierate dinanzi delle tesi principali ivi contenute, le divisioni e suddivisioni, le diramazioni e le conclusioni. E quanto ei faceva per singolo capo, altrettanto proponeva alla fine di ciascuna parte del testo, dandoti così riepilogate e ridotte in sette schemi generali tutte le varie Tavole di ciascuna delle sette parti ond'è diviso il Breviloquio Bonaventuriano. Né contento ancora di tutto questo paziente e accurato lavoro, egli andava loro esponendo, dove l'argomento richiedealo, quelle questioni adiafore che sono in più stretta relazione coi dogmi, come pure quei sistemi e quei placiti che nelle scuole soglionsi disputare. E ciò stesso con gran copia di erudizione storica e polemica, con sapiente riguardo non solo alle eresie ed aberrazioni dei secoli precedenti, ma agli errori altresì ed ai sofismi dei tempi nostri; il tutto confermando con le autorevoli dichiarazioni e decisioni dei Concilii, delle Bolle Pontificie e delle Sacre Congregazioni Romane 17 • Secondo Ghedina, dunque, l'insegnamento del Borgo comportava: l'esposi– zione del Breviloquio ricorrendo a passi paralleli desunti da altri scritti di Bona– ventura e "acconciamenti appropriati a ciascuna tesi e proposizione teologica"; la riduzione a schemi o tavole sinottiche delle varie tesi, divisioni ed articolazioni dell'intero testo, come funzionale strumento di apprensione per gli studenti; l'eventuale esposizione da un punto di vista storico di temi dottrinali, in qualche modo desumibili dal Breviloquio, attinenti alle formulazioni dogmatiche e la presentazione di dibattiti teologico-dottrinali all'origine di eresie e conseguenti pronunciamenti della Chiesa. Considerato il mediocre livello di cultura dei frati studenti del tempo, c'è da chiedersi se l'informazione di Ghedina circa il modo di insegnare del Borgo sia del tutto attendibile, e non rifletta piuttosto l'articolazione compositiva del "com– mento" scritto e confezionato in occasione del Centenario. Più precisamente, c'è da chiedersi se veramente il suo insegnamento - almeno agli inizi della sua attività di docente ("fin dal 1861...") - fosse così complesso da fornire anche spiegazioni 17 [G. Ghedina],Intorno la vita egli studi, 21-22.
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