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FEDELE DA FANNA, ANTONIO M. DA VICENZA E IL BREVILOQUIO 623 festava la sua soddisfazione, perché erano le più importanti pubblicazioni uscite per l'occasione - "quelle che ci fanno più onore" affermava con una punta di orgo– glio -, perché destinate a durare, non legate quindi all'occasionalità di un evento celebrativo; ma, soprattutto, perché facevano conoscere ed amare Bonaventura. In realtà Bernardino riconosceva velatamente la superiorità del lavoro del da Fanna, questo suo "figlio" più fragile, ombroso, sempre bisognoso di conferme e di aiuto, che egli proteggerà e rassicurerà sempre con affetto e pazienza, ma anche nella consapevolezza che l'impresa da lui avviata e tenacemente perseguita, malgra– do le innumerevoli difficoltà, avrebbe dato all'Ordine una fisionomia scientifica precedentemente sconosciuta, in linea con le istanze di rinnovamento dottrinale e culturale di cui si era fatto promotore Bernardino stesso per il suo Ordine, e Leone XIII nella seconda metà dell'800 in una prospettiva più ampia di riacquisizione e sviluppo del pensiero filosofico e teologico medievale. Definisce infatti la Ratio novae collectionis un "bel lavoro", oggetto "di infinite cure", di "gravissime fatiche" e sottolinea che è motivo dei più "grandi elogi"; del lavoro intorno al Breviloquio, invece, si limita ad affermare che ha incontrato la "comune soddisfazione"5. 5 Il 26 luglio 1874 Bernardino scrive a Fedele che è a Venezia:"[...] Posso finalmente co– gliere un momento per iscriverle di mia mano, e ringraziarla sinceramente, come delle infinite cure e gravissime fatiche sostenute antecedentemente, così del bel lavoro, frutto di quelle, che ha pubblicato colla sua ratio novae collectionis. Tutti gli intelligenti ai quali l'ho distribuito qui in Roma, lo chiamano lavoro colossale, e ne fanno i più grandi elogi. Questo e il Breviloquio sono le due più importanti pubblicazioni fatte in questo centenario, quelle che ci fanno più onore, e che dureranno, e promuoveranno più efficacemente lo studio e l'amore del Serafico Dottore [...]" (AGOFM, SQ 2/10; Mencherini, 52 n. 35; Meneghin, llO; Pizziolo, 248). Questi elogi Bernardino li ripete anche ad Antonio Maria in una lettera sempre del 26 luglio 1874: "Finalmente posso scriverti di mia mano due righe per ringraziarti del tuo lavoro sul Bre– viloquio, che ha incontrato la comune soddisfazione. Quello, e il lavoro del p. Fedele, sono le due opere più colossali pubblicate in questa occasione, che ci fanno più onore di tutto il resto, e che dureranno. Per esse massimamente facciamo conoscere S. Bonaventura a tutti quelli che lo ignoravano, e ne promoviamo lo studio e l'amore. Sia benedetto Iddio nel suo Santo, e sia resa la dovuta lode a te e al p. Fedele" (Lettera riportata nella Biblioteca della Provincia Francescana Riformata di Venezia, ossia Catalogo cronologico delle opere pubblicate o inedite dei PP. Minori Riformati della Provincia di Sant'Antonio raccolto dal P. Anton Maria da Vicenza Cronologo della stessa Provincia, Venezia MDCCCLVIII, p. 312. Il volume senza segnatura proveniente dall'ASM attualmente è nell'ACPOFM, Marghera; Meneghin, 111). Precedentemente, ringra– ziando per l'invio del lavoro, afferma Bernardino ad Antonio Maria: "Ho ricevuto le dodici copie del I volume del Breviloquio. Bravo sono contento e ne ringrazio il Signore, e me ne rallegro con te. È un lavoro che onora S. Bonaventura e l'Ordine e che, io spero, sarà ricercato da
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