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646 BARBARA FAES DE MOTTONI La storia a questo punto sembra finita; in realtà continua raggiungendo una fase parossistica dai risvolti insospettati, che vengono alla luce in sei lettere acco– rate e insieme irate, scritte a poca distanza tra il 25 aprile e il 12 maggio 1874, da Fedele a Bernardino. Mentre precedentemente, come si è visto, l'opposizione di Fedele è dettata da motivi eminentemente scientifici, allorché ha tra le mani il primo volume dona– togli da Antonio Maria il 19 aprile 7 1, scopre, quello che poco dopo e senza mezzi termini chiamerà plagio 72 , e naturalmente ne fa subito partecipe Bernardino in una dura missiva del 25 aprile: il confratello si è servito di materiali tratti dagli insegnamenti sul Breviloquio impartiti da Fedele fin dai primi tempi a Venezia, senza chiedergli il permesso e senza nominarlo. Alla vista di ciò, in via indiretta (Fedele si fa un punto d'onore nel non parlare dell'affare con il suo antagonista) - tramite Giovanni da Rovigno, grande amico e collaboratore di Antonio Maria - egli ha pensato di sollecitare quest'ultimo a ristabilire la verità dei fatti, proponendogli di aggiungere al "commento" una nota di riconoscimento del debito maturato nei suoi confronti. Ma Giovanni da Rovigno, parziale, schierato e mal disposto verso Fedele per antica ruggine perché da lui poco stimato, ha osato negare dinnanzi a lui che Antonio Maria abbia utilizzato suoi materiali, dicendo che il Borgo li aveva tratti dal Breviloquio. Ora, egli per non essere beffato e tacciato di menzogna, testi– monianze e documenti alla mano, è in grado di dimostrare a Bernardino il contrario. Questo in sintesi il contenuto della lettera, che in realtà è molto più circostanziata, perché in essa Fedele esibisce precisi dati testimoniali e documentari a sostegno delle sue rivendicazioni. dell'Eucaristia, cioè molto avanti. La parte de gratia specialmente è copiosissima(...]" (Lettera del 4 aprile 1874, AGOFM, Venetia S. Antonii Ref.1866-1875/2, SK 728, c. 375r-v). 71 Cf. infra, p. 653, nota 81, lettera del 29 aprile 1874. 72 Fedele a Bernardino:"(...] Ringraziai il Provinciale, soggiungendo che non poteva parla– re per ora, ma che verrà il tempo in cui si vedrà la verità. Avrei potuto far toccare con mano a tutti il plagio del p. l. Antonio, senza screditare nel resto il Breviloquio nel quale si cita qualche opera spuria giudicata tale dal Bonelli, e sono tanti altri difetti; eppure non feci e non doveva fare questa seconda cosa, ma tuttavia S. P. Rev.ma crede che io non sia abbastanza generoso. lo però credo d'essere troppo minchione. Mi perdoni, Rev.mo se Le ho scritto in forma assai risentita, perché quando ho la piena coscienza della verità e della giustizia delle cose, ed il torto che si fa a quella è troppo grave, sento una pena immensa, e ciò mi potrebbe produrre un'indi– gestione mortale [...]" (Lettera senza data perché priva primo foglio, AGOFM, Collegium Quaracchi 1, SK 487, c. 405; Pizziolo, 254). Pizziolo ritiene possa forse essere dello stesso tempo della lettera del 25 aprile. Cf. anche infra, p. 653, nota 81, lettera del 28 aprile 1874.
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