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642 BARBARA FAES DE MOTTONI protagonisti della storia sono infatti sempre i tre, ma a essi si affianca ora un altro personaggio, Ambrogio da Castelfranco segretario di curia, prudente burocrate e tessitore di vie conciliative, che trasmette spesso in anteprima a Fedele notizie, e tangenzialmente un innominato "religioso della Provincia" 60 • Ambrogio nel maggio dell '73 invia a Fedele due lettere: la prima è ancora piuttosto interlocutoria, la seconda ha intenti persuasivi e si allinea alle istanze del Borgo: ambedue rivelano particolari utili e nuovi nello svolgimento della vicenda e hanno come oggetto principale le annotazioni del Borgo al Breviloquio. Dalla pri– ma emerge che Fedele aveva inviato in curia una lunga lettera non ritrovata che discuteva criticamente tali annotazioni 61 ; che né Ambrogio né Bernardino, però, potevano ancora esprimere un giudizio su queste ultime, non avendole ancora viste e pertanto si era invitato il loro autore a mandare un saggio di esse per poterle esaminare e decidere in merito; comunque se, a giudizio di Ambrogio, tali annota– zioni erano le stesse dettate da Antonio Maria ai suoi primi studenti (e Ambrogio era stato tra costoro), allora egli concordava con il giudizio negativo di Fedele, se invece, come era da ritenere, erano state modificate, il discorso era diverso 62 • Nella seconda lettera del 26 maggio - lettera dal tono di un consiglio preven– tivo (forse pilotato da Bernardino stesso), poiché - si sottolinea due volte - costui 6 ° Cf. lettera del 26 maggio 1873. 61 Non sappiamo esattamente quando Antonio Maria inviò tali annotazioni a Fedele. Si– curamente prima del 26 novembre 1872, perché nella lettera con questa data afferma di atten– dere la risposta del confratello per dare poi avvio alla trattative per la stampa. 62 "(•••] Le sono gratissimo della sua lunga lettera intorno alle annotazioni sul Breviloquio del P. L. Antonio Maria [si tratta della lettera del 25 aprile 1874]; la lessi ben volentieri e l'ho unita alle altre lettere scritte al Rev.mo intorno allo stesso argomento. Del resto, Padre mio, la diversità del nostro giudizio in proposito dipende semplicemente dal considerare mutato o no l'obbietto di cui giudichiamo. Mi spiego: io penso che queste annotazioni del P. L. Antonio Maria sieno ben altro da quelle che egli stesso dettava ai suoi primi discepoli e delle quali soltan– to io ho cognizione; il programma da lui mandato al Rev.mo mi fa credere almeno che la cosa sia così; e stando così, io non voglio giudicare a priori di poco o nessun conto il lavoro del P. L. Antonio Maria. Se poi le annotazioni sono le stesse, mutata soltanto la disposizione e l'ordine, allora il mio giudizio come fu, così sarebbe tuttavia conforme anzi identico a quello di V. P. R. Da tutto questo mi sembra che risulti la necessità di vedere ed esaminare questo lavoro, ed il Rev.mo se ne persuase, e mi fece scrivere al P. 1. Antonio Maria, perché ne mandi qua un fasci– colo od un capo, come saggio. Il nostro amatissimo Padre non vorrebbe recare dispiacere né a Lei né al P. L. Antonio Maria, e perciò si dichiara egli stesso giudice; e prima di dare la sua deci– sione vuol avere le necessarie ed opportune notizie. Io non so come andrà a finire la questione; ma spero con buona pace delle parti[...]" (Lettera del Smaggio 1873, AGOFM, SQ/3,6).
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