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FEDELE DA PANNA, ANTONIO M. DA VICENZA E IL BREVILOQUIO 641 note al Breviloquio, poiché il resto era pronto da anni 56 ; e quando di lì a poco, annunciando a Bernardino che il Breviloquio è pronto e attende solo il "si stampi" da parte sua, chiama in causa la prepotenza del suo vecchio allievo per giustificare così la sua precedente reazione 57 • Più circostanziato è il da Panna. Secondo quanto affer– merà due anni dopo, il Borgo non solo osteggia lui, ma pubblicamente anche l'im– presa della "grande edizione" e distoglie i religiosi veneti dal collaborare ad essa 58 • Non solo, nel 1873 in questo dissidio scendono ormai in campo religiosi della stessa Provincia di appartenenza dei due confratelli, la Veneta Riformata 59 • L'op– posizione di Fedele alla stampa del Breviloquio è diventata così un fatto pubblico: 56 "[.••] Del resto soli Deo honor et gloria proprio ieri ho terminato il lavoro, cioè le Annotazioni sul Breviloquio; il rimanente lo tenevo pronto da più anni. Aspetto una lettera dal P.Rmo., e poi farò pratiche col tipografo. Se però non vi sarà qualche opposizione da parte di chi meno avrebbe dovuto farla. Ad ogni modo io per me ho compiuto il mio lavoro, e in quest'anno potrebbe essere anche terminata la stampa. [...]" (Lettera del 13 gennaio 1973, AGOFM, Venetia S. Antonii Ref. 1866-1875/2, SK 728, c. 278v). Ritengo che le Annotazioni siano le note storiche e l'apparato di passi paralleli, e che "il rimanente" siano le tavole che come si è visto aveva già pubblicato nel 1862. 57 "[ ..•] Il Breviloquio è qui bello e pronto, che aspetta una sola sua parola; tengo per quasi certo che il Battaggin [cioè la tipografia Emiliana] lo stamperebbe colla condizione delle 200 copie a spese di stampa[...]. Dopo la lettera che Le scrissi provocato da una prepotente del p. l. Fedele, un'altra, o due salvo errore, Le scrissi in Francia pei revisori: questa è la sola cosa che può portar via un poco di tempo, quantunque si potrebbe anche a ciò rimediare, lasciando ai Revi– sori le Appendici che poi manderebbero rivedute a poco a poco, e intanto si stamperebbe il testo colle Note del S. Dottore"[...] (Lettera del 16 marzo 1873, AGOFM, Venetia S. Antonii Ref. 1866-1875/2, SK 728, c. 283 r-v). 58 Fedele (dalla Vigna) a Bernardino: "Il p. l. Antonio fa vedere per motti e chiari segni di non essere più quello che era una volta. Dopo la lettera ch'io gli scrissi da St. Trond, consigliata ed approvata da S. P. Rev.ma, egli concepì tanto dispetto contro di me, che non solo scrisse a lei quella lettera violentissima ch'Ella mi comunicò, eziandio ad osteggiare più o meno velata– mente, ma in modo che fu capito da molti, e me e l'impresa dell'edizione delle opere di S. Bona– ventura. Temo che insieme all'instabilità del p. Gianfrancesco, concorrano anche le istigazioni del p. 1. Antonio a far sì che qui egli voglia assolutamente cavarsi dall'ufficio di collaboratore, essendo egli capace di cose maggiori ecc. Parlando io di ciò al p. Gianfrancesco, questi mi disse ch'io non dovessi badare al p. I. Antonio, perché questi parlava così nel proprio interesse [...]" (Lettera del 28 aprile 1874, cf. infra, p. 652, nota 80). 59 Una parte di essa, quella che risiedeva a S. Michele in Isola si era sempre mostrata diffi– dente e chiusa verso Fedele e i suoi pochi collaboratori che colà risiedevano, tanto da indurre Bernardino nel gennaio del 1871 a trasferirli presso gli Osservanti di S. Francesco della Vigna a Venezia. Buffon (Aspetti, 677-683) spiega molto persuasivamente i motivi di questa diffidenza.
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