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640 BARBARA FAES DE MOTTONI prospetta la difficoltà di ripubblicare il lavoro del suo antico maestro nella "grande edizione", ma addirittura il pericolo di doverlo un giorno sconfessare pubblica– mente, in seguito a eventuali nuove scoperte 5 3. La reazione di Antonio Maria da Vicenza non si fa attendere. Tra la fine di novembre e il 25 dicembre 1872 invia una lettera violentissima di cui non si cono– sce il contenuto a Bernardino 5 4; quest'ultimo il giorno di Natale in via confiden– ziale la gira a Fedele (in quel momento a Parigi), con l'obbligo di mantenere l'asso– luto segreto, allegandola a una missiva in cui diplomaticamente gli comunica che, pur condividendo le sue osservazioni critiche e che esporrà ad Antonio Maria, non ritiene opportuno dovere bloccare il lavoro di costui e rifiutarne la stampa, perché la notizia di esso è ormai diffusa e tutti lo attendono 55 • Bernardino media, ma i rapporti tra i due sono ormai logorati, anzi inaspriti dopo la lettera di Fedele da Saint-Trond, e come appare esplicitamente da ambe– due i versanti. Antonio Maria infatti, che continua imperterrito nella sua strada, accenna all'opposizione di Fedele, quando a metà gennaio del '73 comunica a un confratello, Ambrogio da Castelfranco, di aver ormai concluso il lavoro - ossia le 53 "Trascrivo la conclusione della lettera che scrissi al p. I. Antonio da Sr. Trond: "Affin– ché pertanto non vi fosse alcuno inconveniente né per noi né per Lei nella nuova edizione del Breviloquio ch'Ella sta preparando, bisognerebbe che noi potessimo accettare il suo lavoro ripubblicandolo nella grande edizione. Ma io non solo non mi prometro di poter ciò fare; ma temo possa darsi il caso ch'io in forza delle scoperte (e per altre ragioni) debba sconfessarla pubblicamente. Ella ben vede quanto sarebbe per me doloroso il dover sconfessare il lavoro d'un mio confratello di Provincia, e più ancora, d'un mio lettore, a cui debbo e professo stima, affetto, riconoscenza. Il pubblico poi crederebbe che nella nostra Provincia fossero già due scuole di S. Bonaventura e che io e Lei fossimo spinti da invidia, o da vana gloria, o da tenacità di opinioni diverse". E terminava la detta lettera dicendo: "Ho fatto queste stesse osservazioni al Rev.mo ed egli le trova giuste, ben fondate e le approva interamente" (Lettera del 12 maggio 1874, cf. in.fra, p. 660). 54 Cf. anche supra, note 47 e 44, lettere del 15 giugno 1873 e del 28 aprile 1874 "quella lettera violentissima eh'ella mi comunicò". 55 "In tutta confidenza, e coll'obbligo di non dare giammai a conoscere d'aver avuto comu– nicazione dell'acclusa lettera del p. l. Antonio, gliela rimetto. Al p. Antonio io risponderò per giustificar Lei assolutamente dal sospetto di pretensione, d'invidia, di malevolenza, ma quanto al proibirgli la continuazione del suo lavoro, e la stampa, ora che, come egli dice, la cosa è divulgata ed aspettata, non crederei di farlo. Solamente gli metterò in vista le altre difficoltà, di cui abbiamo discorso insieme. Ella mi rimanderà poi la lettera del p. Antonio" (Lettera del 25 dicembre 1872, AGOFM, SQ/2,10; Mencherini, 47 n. 26; Pizziolo, 161; Buffon, 686 nota 84).

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