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636 BARBARA FAES DE MOTTONI sacramenti, ovvero la parte VI del Breviloquio, vanno estesi proporzionatamente agli altri; le indicazioni concernenti errori ed eresie, già presenti in alcuni luoghi, se necessario, vanno aggiunte e integrate; il prologo del Breviloquio esige qualche illu– strazione alla luce di passi paralleli desunti da altre opere del Serafico. Si consiglia l'inserimento di tavole per ogni capitolo e ogni parte; finito questo lavoro di inte– grazione e messa punto, minimale rispetto "al molto già fatto", si invita a farlo vedere a Bernardino. La lettura dell'epistola solleva una serie di interrogativi, cui non so dare una risposta, a incominciare dalla data. Anzitutto, è mai possibile che Antonio Maria ignorasse che Fedele da tempo (almeno prima del 25 giugno del 1870) aveva inter– rotto il lavoro sul Breviloquio per dedicarsi alla nuova impresa dell'edizione di Bonaventura? Dalla missiva del Borgo parrebbe di sì, segno questo che la consegna del silenzio sull'argomento richiesta da Bernardino a Fedele era stata scrupolosa– mente osservata! Ma di chi è stata l'iniziativa di fargli leggere il lavoro del da Fanna? Proprio di p. Candido, uno dei chierici trasferitosi qualche anno prima con il Borgo a Graz, come si legge nella lettera, oppure costui è stato soltanto un semplice intermediario, e dietro di lui c'era qualcun altro? E in quest'ultimo caso, chi c'era e perché? Tenderei ad escludere che dietro di lui ci fosse il da Fanna, considerato che già precedentemente, come si è visto, aveva fatto valutare il suo lavoro da un esperto dietro sollecitazione di Bernardino, e soprattutto ormai non aveva alcun interesse a terminarlo, preso da altre incombenze. E ancora, se l'inizia– tiva è stata del p. Candido, come è venuto costui in possesso del lavoro del da Fanna e per quale motivo lo dà al Borgo in lettura? Se le circostanze all'origine di questa lettera restano oscure, si può affermare invece con maggiore certezza che la proposta di Antonio Maria di far vedere il lavoro a Bernardino e della quale egli si vuole fare promotore se i tristi eventi non lo frenassero 39 , è tardiva, anzi superata, perché - come detto - già Fedele lo aveva fatto; inoltre è fuori luogo, perché Fedele non ha intenzione di ritornare sul Brevi– loquio; che Antonio Maria - come risulta dai consigli che dà intorno al lavoro del da Fanna - ha già ben chiaro in testa come strutturare il suo "commento" al Brevi– loquio; infine - ma questo è meno sicuro - che il lavoro che ha tra le mani non sembra essere il commento di Fedele ritrovato, perché quest'ultimo - come si vedrà - è molto più breve e incompleto rispetto alla descrizione fornita qui dal 39 L'allusione alle "sopravvenute vicende" riguarda l'invasione a Roma nell'agosto del '70 delle truppe italiane (V. Meneghin, Il Padre Fedele da Fanna, 72-73).
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