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FEDELE DA FANNA, ANTONIO M. DA VICENZA E IL BREVILOQUIO 635 dotto su un'edizione destituita di valore critico, è sprovvisto di una base scientifica solida (e ciò egli rimprovererà proprio al Borgo 38 ). Dunque, probabilmente anche per questo motivo, egli rinunzia a portare a termine il lavoro iniziato sul Breviloquio. Nello sviluppo cronologico della vicenda si inserisce a questo punto una lette– ra da me ritrovata nell'Archivio di S. Michele in Isola, ignota, o forse più semplice– mente non riportata da Meneghin e Pizziolo. Si tratta di una lettera spedita da Rovigno da Antonio Maria a Fedele il 30 ottobre 1870. È una lettera elogiativa, circostanziata, prodiga di incitamenti e consigli su come integrare e completare il "lavoro sul Breviloquio" fatto da Panna, e dato in lettura al Borgo. In essa si afferma: [...] Il p. Candido mi ha dato a leggere il lavoro di V.R. sul Breviloquio, e benché io non sia tale da pronunziare su ciò giudizio, e inoltre lo abbia qua e là soltanto sfiora– to, tuttavia a me pare che Ella abbia colto nel segno più che qualunque altro finora. Voglio dire che il Suo lavoro mi sembra opportunissimo per la spiegazione del Brevi– loquio e insieme per una compiuta trattazione della teologia, cosicché possa servire di testo agli studenti. Vegga di terminare quel poco che ancora Le è rimasto indietro e di ridurre i primi Capitoli al metodo di tutti gli altri susseguenti. Mio consiglio pur sarebbe che Ella desse estensione proporzionata anche ai Capitoli dei Sacramenti, perché quantunque sia vero che la Morale si fa a parte su un altro testo, è vero altresì che è molto utile lo studio dei Sacramenti anche dal solo lato dommatico. E poi que– sto lo esige anche la postazione del lavoro. Un'altra riflessione pure mi permetto di farle, ed è che, come ha fatto in alcuni luoghi, così lo faccia in tutti dove occorra, di indicare gli errori insorti contro le singole verità. Dopo tutto ciò, che è ben poca cosa in paragone di quel molto che ha già fatto, io vorrei che Ella facesse vedere il lavoro al p. Rmo, al quale io stesso aveva stabilito di scriverne in proposito, ma le sopravvenute vicende non permettono per ora si pensi a ciò. Ma in questo frattempo io spero che Ella darà il compimento al suo lavoro, e così riuscirà di maggiore consolazione ancora al p. Rmo annunziarglielo compiuto. Anche il Proemio vorrebbe da V.R. qualche illu– strazione, presa specialmente dalle altre opere del S. Dottore. A tutto questo io vi aggiungerei le Tavole per ogni Capitolo, e per ogni Parte, e se non mi inganno non ri– marrebbe altro a desiderare[...]" (Lettera del 30 ottobre 1870, ASM, busta P. Fedele da Fanna n. 1, fase. Lettere dirette al P. Fedele da Fanna dal P. Antonio Maria da Vicenza, ora in ACPOFM, Marghera). Dalla lettera emergono una serie di dati interessanti circa il lavoro del da Panna: non è ancora concluso, ma è in uno stato già molto avanzato; presenta una disparità di metodo tra i primi capitoli e i successivi che va eliminata; i capitoli sui 38 Cf. infra lettera del 12 maggio 1874, cf. infra, p. 659.
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