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634 BARBARA FAES DE MOTTONI febbraio dello stesso anno, infatti, il Portogruaro in una missiva gli ha accluso l'ob– bedienza per Roma e lo ha designato soprintendente e direttore per la ristampa delle opere di Bonaventura, con l'obbligo di osservare momentaneamente la con– segna del silenzio 35 : si tratta di ciò che in breve tempo, per volere e ferma determi– nazione del giovane Lettore, che assorbirà e consumerà tutte le sue forze fisiche e mentali in essa, diventerà altro dal progetto iniziale previsto 36 ; sarà insomma non la ristampa, mal'edizione critica delle opere di Bonaventura, con tutto ciò che un' impresa di tal genere comporta, se condotta con criteri rigorosamente scientifici: visite in tutte le biblioteche italiane ed europee alla scoperta e disamina di nuovi codici, collazioni di mss. e di edizioni, lavori di confronto e di riscontro, battaglie per ottenere collaboratori spesso restii a cimentarsi in nuovi e duri lavori, problemi con gli editori, difficoltà economiche 37 • Ma c'è dell'altro: addentrandosi in questo nuovo lavoro, Fedele matura sempre più la consapevolezza che un commento con- mente, invece, riporta la notizia così: "Il P. Fedele [...] leggendo nelle nostre scuole Teologia Dogmatica sul Breviloquio del Serafico Dottore, avea composto un saggio di commento su po– chi capi di quell'aurea operetta. Ma volendo proseguire il lavoro, era costretto ad ogni pié so– spinto di arrestarsi incerto, affacciandosi alla sua mente molti dubbi sulla paternità delle opere, che, generalmente attribuite a S. Bonaventura, dovea consultare, e talora pure sulla verità istessa della lezione di quelle, che appartengono senza dubbio al S. Dottore [...]. P. Bernardino, [...] intese le difficoltà del P. Fedele, credette giunto il momento propizio di por mano all'impresa; e nello stesso P. Fedele[...] ne vide tosto l'esecutore opportuno" (P. Monza, Il RMO Padre Ber- nardino da Portogruaro... Memorie, Quaracchi 1898, 102-103). 35 Scrive Bernardino a Fedele, in quel momento a S. Michele in Isola: "Le acchiudo l'obbe– dienza per Roma[...]. Intanto stimo opportuno che s'intrapprenda la ristampa delle opere del nostro Serafico S. Bonaventura; ed ho stabilito di mettere Lei come sovraintendente e direttore [...] P.S. Sulla nuova edizione delle opere di S. Bonaventura Ella non faccia parola con alcuno. Dica che viene a Roma per sua devozione e per vedere questa eterna città, e basta[...]" (Lettera del 9 febbraio 1870, AGOFM, Collegium Quaracchi 2, SK 488, cc. 107-108; Pizziolo, 5-6; Buffon, 665). Il decreto ufficiale che incarica Fedele di preparare il nuovo lavoro porta la data 2 luglio 1870; sarà consegnato a Fedele soltanto due anni dopo (V. Meneghin, Il Padre Fedele da Fanna, 71). 36 "[...] Fare un'edizione come aveva ideata S. P. Rev.ma, sarebbe stata una cosa meschinis– sima, non corrispondente al bisogno, poco degna, per non dire indegna, di un Ordine. Natural– mente bisogna avere studiato l'argomento ed avere le mani nella materia per giudicarne bene, ciò che non poté ne può fare S. P. Rev.ma, occupatissima com'è da tante cose diverse, e spesso disgustose. Finalmente le mie ragioni, la mia insistenza, o meglio il buon Dio, persuasero a V. P. Rev.ma che bisognava fare un lavoro radicale" (Lettera del 12 maggio 1874, cf. infra, p. 659). 37 Cf. sempre lettera del 25 giugno 1870.
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