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FEDELE DA PANNA, ANTONIO M. DA VICENZA E IL BREVILOQUIO 633 lettera inviata, appunto da Nizza, a Bernardino del 18 giugno 1869 nel quale lo informa dello svolgimento della sua attività di insegnante 32 • Passa un anno. Da una lettera datata 25 giugno 1870 indirizzata sempre a Bernardino, ma questa volta inviata da Fedele, costui, lamentando la scarsa colla– borazione dei confratelli alla nuova impresa da lui avviata, accenna di aver ormai rinunciato a portare avanti il lavoro sul Breviloquio 33 • Così la previsione di Bernardino, dubbioso circa la prosecuzione dell'opera, si è avverata, non tanto o almeno non solo per i motivi paventati (debolezza o stan– chezza fisica), ma perché nel frattempo, dopo sette anni di insegnamento, Fedele si è impegnato in un'altra iniziativa, patrocinata sempre da Bernardino stesso 34 • Nel 32 "[... ] Ho già spiegato e ripetuto anche il trattato de gratia, e intendo di finir di spiegare la quinta parte del Breviloquio[...]" (Lettera del 18 giugno 1869, AGOFM, Venetia S. Antonii Ref. 1866-1875/2, SK 728, c. 68). 33 "La risposta negativa oggi ricevuta, di P. Basilio e fr. Eugenio mi è dispiaciuta assai, ma poi ho pensato che le opere buone patiscono sempre delle difficoltà e contrarietà molte, e che d'altra parte spetta alla P. S. Rev.ma decidere la questione. Certo è ch'io non posso occuparmi della collazione dei testi e delle varie edizioni (lavoro che richiede intelligenza, diligenza e pazienza) avendone già troppo di occupazione nei programmi, dedica, prefazioni generali e speciali, note illustrative, note di confronto, di riscontro ecc. ecc. Se il P. Gianfrancesco [Ghedi– na] rinunziasse per intanto al suo lavoro com'io ho rinunziato a quello del Breviloquio, la sostituzione di questo al P. Basilio sarebbe la migliore d'ogni altra. Diversamente non saprei che farmi qui solo in un'impresa superiore alle mie forze. [...] Il Bonelli, come rilevo dal Prodromo e dal Supplemento, deve aver lasciato dei studi fatti sulle varianti di varie edizioni, che se potessi avere o almeno consultare, mi tornerebbero opportunissimi. Non sarà difficile che nel ritorno da Venezia, dia una scappata fino a Trento. Ma per questo caso, e per altri consimili, mi sarebbe utile una lettera di S. P. Rev.ma nella quale mi raccomandasse in genere ai Superiori Ecclesiasti secolari e regolari, affinché fossero cortesi di mostrarmi codici, aprirmi Biblioteche ecc. a vantaggio della nostra edizione [...]" (Lettera del 25 giugno 1870, AGOFM, Collegium Quaracchi 1, SK487, c. 243r-v; Meneghin, 257; Pizziolo, 21). 34 Secondo Ambrogio da Castelfranco la rinuncia a completare e stampare il suo commen– to al Breviloquio costò a Fedele un gran sacrificio: "Qui giova notare una circostanza, dalla quale si rileva quanto dovesse costare al P. Fedele il dimostrarsi, come fece, umilmente ossequioso ai desiderii del suo Superiore. Dopo sette anni di magistero, egli era già disposto alla pubblica– zione di un suo studio profondo sul Breviloquio di S. Bonaventura; studio sul merito del quale uomini dottissimi, vedutone un saggio di pochi capi, pronunciarono favorevolissimo giudizio; il rinunciare allora a dar compimento ed a pubblicare questo lavoro dovette essere per lui un sacrificio grande, e fu per gli studiosi della Teologia un danno, ormai purtroppo irreparabile" (Ambrogio da Castelfranco [Pellizzari], Il P. Fedele da Fanna dei Minori Riformati di San Francesco della Provincia di Venezia. Necrologia, Roma 1881, 8-9). P. Monza, più realistica-
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