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342 WITOLD G. SALAMON Duns Scoto conferma appunto questo dicendo che l'ente individuale, nella sua propria natura, è conoscibile per se2° 3 • Da parte dell'individuo non c'è allora niente che impedirebbe la sua conoscibilità. Bisogna cercare dunque la causa d'incom– prensione del principio di individuazione nella parte del soggetto conoscente. Per questo Scoto dice che noi non possiamo definire l'individuo per colpa della debo– lezza della nostra conoscenza umana e non a causa della inconoscibilità dell'indi– viduo in sé2° 4 • Perciò l'intelletto di Dio e l'intelletto dell'angelo possono conoscere l'individuo in sé (l'ecceità), poichè questi esseri sono in grado di conoscere qual– siasi oggetto intelligibile 205 • Riassumendo: 1) il singolare come tale nelle sue strut– ture singolarizzanti non è conoscibile; 2) il singolare come esistente è raggiungi– bile, oltre che dai sensi, anche dall'intelletto; 3) l'intelligibilità del singolare per noi pro statu isto, dopo il peccato, non è possibile. Sarà possibile nell'al di là, nella visio beatifìca 206 • L' haecceitas non riguarda nè la conoscenza astrattiva, a cui si appoggia la scienza, nè la conoscenza intuitiva, con la quale comprendiamo un essere concreto nella sua presenza e come esistente. Non c'è allora scienza basata sul principio di individuazione. Scoto accetta in questo punto il principio aristoteliano secondo cui non esiste una scienza dell'individuo. La scienza più perfetta, secondo il Dotto– re Sottile, può essere basata soltanto sulla specie specialissima 207 • Dunque che cosa comprendiamo praticamente, quando abbiamo un indivi– duo, per esempio Adamo, davanti a noi? Noi non comprendiamo intellettualmen– te l'individuo, ma un concetto composito dal concetto dell'uomo e dell'individuo sul livello della intenzione seconda, cioè l'ente concettuale. Noi adoperiamo un 203 Ord. II, d. 3, pars 1, q. 5-6, n. 191, (ed. Scot. VII, 486): "Concedo quod 'singulare' est per se intelligibile, quantum est ex parte sui". 204 In Metaph., VII, q. 13, n. 158, (OPh, IV, 271): "Ergo non possumus individuum definire, non ex parte eius, sed ex impotencia nostra, sicut nec substantias separatas, ut pater in quadam quaestione super II librum". 205 Lect., II, d. 3 pars 1, q. 5-6, n. 180, (ed. Scot., XVIII, 286): "Singulare intelligitur per se ab intellectu qui potest omnia intelligere incelligibilia (sicur Deus, et similiter angelus)". 206 D. Stella, Il tema dell'individuale tra innovazione e regressione, in Regnum Hominis et Regnum Dei. Acta Quarti Congressus Scotistici Internationalis Patavii 24-29 sept. 1976 celebrati, I: Sectio generalis, ed. C. Bérubé (Studia scholastico-scotistica, 6), Romae 1978, 381. 207 In Metaph., VII, q. 13, n. 178, (OPh, IV, 278): "Ad argumenta contra intellectionem singularis, quae fiunt super I librum, pater responsio quod nunc numquam incelligitur; unde perfectissima scientia nunc nobis possibilis est de specie specialissima".
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