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UNA "QUAESTIO" DI SCOTO INTORNO ALLA NATURA 341 ro. Noi possiamo riconoscere il numero delle cose differenti, ma il problema è per noi di comprendere il numero degli oggetti perfettamente uguali 1 99 • Per quanto riguarda la conoscenza intellettuale il Dottore Sottile dice che se avessimo una tale conoscenza dell'individuo, compreso il principio di individua– zione d'una cosa, l'avremmo riguardo qualsiasi cosa e non ci sarebbero possibili errori conoscitivi - il che non è vero. Nel caso d'una tale conoscenza non si po– trebbe erroneamente sostenere che qualcosa è un'altra cosa 200 • Però questi errori conoscitivi succedono ogni tanto. Questo fatto è per Scoto l'argomento a favore della tesi che noi non comprendiamo le cose sotto l'aspetto della differenza indi– viduale. Perfino riguardo alla conoscenza della propria composizione d'anima e di corpo, si potrebbe sbagliare nel caso in cui Dio, sostenendo la continuità del no– stro atto conoscitivo, annichilisse il nostro corpo e congiungesse l'anima con un altro corpo. In questo caso l'anima comprenderebbe sé stessa come individuale e come "questo qua" ente, anche qualora si venisse a trovare in una nuova compo– sizione col corpo 201 • Allora la conclusione di questo ragionamento è chiara: noi non possiamo comprendere con il nostro intelletto pro statu isto il principio di individuazione. Mal'ecceità, come ultimo atto dell'individuo nell'ordine essenziale e come fattore massimamente positivo e perfetto, dovrebbe essere in sé conoscibile. Tale afferma– zione sarebbe conseguenza della dipendenza della obiettività della nostra cono– scenza dalla struttura ontologica del mondo. Se l'individuo aggiunge qualcosa alla specie, esso deve essere compreso dall'intelletto con un'altra similitudine intellet– tuale che la specie stessa. Analogicamente a come la specie aggiunge qualcosa al ge– nere e viene compresa attraverso un'altra similitudine intellettuale che il genere 202 • 199 Ivi, n. 169: "Ad illud de numero, oportet glossare. Certum enim est, si semper sunt novi radii solis in medio ita quod nullus durat ibi diu, quod visus noster istum numerum non cognoscit. Intelligendum est ergo numerum dissimilium". zoo lvi, n. 158, p. 271: "Cuius probatio est: quia tunc nota esser differentia eius ad quod– cumque aliud, et ita non posset errare de quocumque alio sibi intellectualiter ostenso quin iudi– caret illud esse aliud. Sed hoc est falsum de alio omnino simili nisi tantum de intelligendo se animam et suum actum forte, a quibus differre diceret quantumcumque similia sibi ostensa". 201 Ivi: "De intelligendo tamen se compositum forte erraret quis, si subito Deus suum cor– pus annihilaret et aliud suae animae uniret, manente anima in eadem intellectione non interrupta, sic quod anima quantum ad differentiam individualem se ipsam certissime novit «hoc ens»". 202 Lect., II, d. 3, pars 1, q. 5-6, n. 180, (ed. Scot., XVIII, 286): "Quando arguitur quod tunc singulare erit per se intelligibile alia specie quam natura speciei, sicut species alia simi– litudine quam genus, quia sicut tunc species addit super genus, ita singulare super speciem".
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