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338 WITOLD G. SALAMON non tra le sostanze reali, altresì non è differenza creata dall'intelletto conoscente (distinctio rationis). Essa è reale in questo senso che l'intelletto conoscente non la produce, ma la scopre nella cosa 1 85 • La struttura intrinseca d'ente creato è composta di entità formali, tra le quali nell'individuo sono la natura comune e l'entità individualizzante che è fonda– mento di differenza individuale. La relazione tra la natura comune ed il principio di individuazione si può descrivere paragonandola con la relazione: potenza-atto. La natura comune sarebbe una quasi-potenza che viene attualizzata attraverso l'ecceità ad un essere individuale, che è appunto in atto. Dunque nell'individuo c'è qualcosa che lo determina e qualcosa che viene determinato. Nonostante la distin– zione formale secondo Scoto tra natura comune ed ecceità avviene l'identità reale, cioè queste entità sono indivisibili come entità intrinseche dell'ente 1 86 • Nell'In Metaph. Scoto adopera il concetto di continentia unitiva per spiegare la distinzione formale tra natura comune ed ecceità. Tutte e due le formalità dell'ente (natura comune ed ecceità) godono d'una unità reale, che non è però sempre singolare. L'argomentazione a favore di suddetta tesi la troviamo nei nu– meri 65-83 (In Metaph. VII, q. 13). Tra gli altri argomenti Duns Scoto pone la domanda: in quale modo si può trovare in un ente qualcosa che possiede unità maggiore e minore indipendentemente dalla conoscenza intellettuale 187 • Egli ri– sponde che prima dell'operazione dell'intelletto, cioè in una cosa esistente c'è per esempio "questa qui" bianchezza caratterizzata con unità maggiore, cioè numerica e bianchezza caratterizzata con unità minore della natura. Questa bianchezza qui e la bianchezza in genere hanno la stessa fonte nella cosa, cioè la bianchezza di questa cosa, come anche il soggetto di ambedue "bianchezze" è la stessa cosa. 188 • L'una e l'altra unità (singolare e di natura) si trovano nella cosa indipende– ntemente dalla conoscenza intellettuale e tra di loro c'è differenza formale. Le Jor– malitates intrinseche d'una cosa non sono generate dall'intelletto e non sono divisibili da sé, così che per esempio la natura della pietra è "questa qua" soltanto a 185 A.B. Wolter, The Philosophical Theology of]ohn Duns Scotus, ed. M. McCord Adams, New York 1990, 32-33. 186 A.B. Wolter, The Philosophical Theology, 35. 187 In Metaph., VII, q. 13, n. 77, (OPh, IV, 244): "Contra: quomodo in aliquo maior unitas et minor sine intellectu?" 188 Ivi, n. 79, p. 245: "Sine intellectu est haec albedo haec albedo et una sua unitate maiori, et albedo albedo et una unitati minori; tamen urraque unitas est in hac albedine, sicut urrum– que subiectum est ibi".

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