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334 WITOLD G. SALAMON diversi, pur essendo in qualche cosa gli stessi1 63 • Per questo motivo egli introduce il concetto di differenze individuali come primo diversae, cioè elementi primiera– mente diversi che differenziano gli individui. La neccesità di differenze di questo genere risulta dall'esigenza metodologica di evitare una sequenza all'infinito nel processo di spiegazione 16 4. 3. Le differenze individuali come ''primo diversae" Questo tipo di differenze sono entità primieramente diverse, cioè eccezionali, irripetibili. La loro eccezionalità consiste nel fatto che non aderiscono a vicenda e non c'è nessuna natura comune che potrebbero esemplificare. Le differerenze pri– mieramente diverse differenziano in modo radicale, cioè non posseggono niente in comune 165 • Il Dottore Sottile parlando di cose primieramente diverse ricorre all'esempio di categorie che sono anche indipendenti una dall'altra. Se qualcosa appartiene ad una coordinazione di categorie, non può essere predicato per un'altra coordinazione di categorie, perchè le categorie differenziano primiera– mente. Ogni categoria possiede tutto ciò che appartiene ad essa ed esclude tutto ciò che appartiene ad un'altra categoria. Se non fosse così, singole coordinazioni di categorie non sarebbero primieramente diverse 166 • La differenza individuale d'un individuo è dunque radicalmente diversa dalla differenza individuale d'un altro individuo, perciò gli individui sono irripetibili. Lo statuto ontologico di suddette differenze viene precisato in modo diverso co– me: entità positiva ( Ordinatio ), ultima perfezione (Lectura) oppure forma indivi– duale (In Metaph. ), ma in tutti questi scritti Scoto attribuisce a questi l'essere 163 In Metaph., VII, q. 13, n. 123, (OPh, IV, 260-261): "Et constar individua diferre pro– prie, quia 'sunt diversa aliquid-unum entia', et per omnia, quoad rationem differentiae, scilicet quoad simplicem determinationem communis per ipsam, ut per formale; non habere aliquod superius in quo conveniat cum differentia opposita, nec forte cum aliquo aequaliter, ex se diver– sum esse a quolibet sive opposit sive differentia disparata". 164 Ivi, n. 121, p. 260: "Oportet invenire aliqua quibus differant, quae se totis sunt diversa (aliter procedecur in infinicum)". 165 Ivi, 259: "Notandum ergo quod sicut aliqua primo sunt diversa, scilicet se totis, quae videlicet in nullo conveniunt". 166 In Metaph., VII, q. 13, n. 28, (OPh, IV, 227): "In omni praedicamento est intrinsece invenire omnia pertinentia ad coordinationem praedicamentalem, circumscripto quolibet quod est alterius praedicamenti; alias non essent totae coordinationis primo diversae".
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