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UNA "QUAESTIO" DI SCOTO INTORNO ALLA NATURA 315 Secondo il Dottore Sottile il riferimento ad Aristotele in questo punto non rafforza veramente la tesi della quantità come principio di individuazione, poichè si tratta qui della divisione del numero nelle parti dell'altra natura 67 • Quando Ari– stotele parla della divisione di qualcosa di quantitativo nelle parti che sono in que– sta cosa, si tratta della divisione in parti integrali che insieme formano una certa totalità. La totalità divisa si divide non in parti - in quelle si includerebbe il princi– pio di ciò che viene diviso - ma in parti che si trovano in questa totalità divisa. Esse hanno la natura non della parte divisa, ma di qualcosa comune tra le parti di– vise e la totalità, che è appunto la quantità, p. es. la testa, il cuore e la mano hanno la natura quantitativa, come anche il corpo di cui sono le parti integrali, ma forma– no diverse nature specifiche 68 • In caso di divisione della specie in individui, ogni in– dividuo ha la stessa natura della specie, che la esemplifica 6 9 • Nella parte contra di questa opinione (improbatio secundae viae) Scoto fa all'inizio una distinzione tra la quantità interminata e la quantità terminata. La quantità interminata rimane la stessa in quello che sta divenendo come in quello che si distrugge, perciò non può essere la causa di quello che è determinato (l'esem– pio di Scoto è l'acqua che diventa vapore acqueo) 70 • Una condizione importante per il principio di individuazione in genere secondo Scoto è che questo elemento individualizzante esclude da sé la possibilità d'essere in qualcos'altro. La quantità interminata non realizza questa condizione. Se ammettessimo tale quantità come il principio di individuazione, bisognerebbe ammettere che sia l'individuo genera– to sia l'individuo che è stato distrutto, è lo stesso individuo 71 • La quantità termi– nata invece non può individualizzare la sostanza, perchè la sua determinazione è l'effetto dell'agire della forma nella materia e in conseguenza la sua causa è la so- cap. SO, (ed. Leonina, XIII, 383-384); IV, cap. 65, (ed. Leonina, XV, 209); Godefridus de Fon– taines, Quodl. VII, 5, (PhB, III, 333). 67 In Metaph., VII, q. 13, n. 15, (OPh, IV, 221): "Hic male allegatur Aristoteles. Patet ex littera ibi. Patet etiam de divisione numeri in partes alterius rationis". 68 In Metaph., VII, q. 13, n. 15, (OPh, IV, 221): "Et dato quod numquam partes dividen– tes haberent aliam rationem a toto diviso, non tamen esset divisio in partes subiectivas, quia nullum dividentium 'quantum' est ipsum divisum quod requiritur in toto universali et parte subiectiva". Cf. anche M. Koszkalo, Indywiduum ijednostkowienie, l 47. 69 Ord., II, d. 3, pars 1, q. 4, n. 109, (ed. Scot., VII, 445). 70 In Metaph., VII, q. 13, n. 33, (OPh, IV, 229-230): "Contra secundam opinionem: aut quantitas interminata, aut terminata. Non prima, quia manet eadem in generato aere et corrup– to igne, et in aere iterum generato ex igne; igitur primus aer et secundus esset idem numero". 71 Lect., II, d. 3, p. 1, q. 4, n. 95, (ed. Scot., XVIII, 259).
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