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312 WITOLD G. SALAMON Nel terzo argomento (tertia via) invece (ex ratione umus numero) Scoto rigetta l'aggregazione degli accidenti come principio di individuazione analizzan– do il concetto d'unità numerica. Il Dottore Sottile lo fa in un triplice modo: 1) La sostanza permane e non si cambia numericamente nella sua individualità. Soltanto attraverso una mutazione sostanziale l'individualità d'una cosa viene distrutta. Una cosa diventa allora un'altra cosa, cioè perde la sua individualità, solo quando muta sostanzialmente. Se invece una cosa perdesse la propria individualità rima– nendo la stessa sostanza, esisterebbero più enti nella stessa cosa 52 ; 2) La sostanza materiale in atto che non subisce mutazione sostanziale, non ha bisogno in questo stato nè di quantità nè d'accidente. Dunque la sostanza può permanere indipen– dentemente dall'accidente e non il contrario 53 ; 3) Perchè l'unum, con qualunque cosa si unisce secondo la propria razione, come tale è termine della creazione 54 • Allora la non aggregazione degli accidenti è il termine della creazione, ma l' unum cioè l'individuo caratterizzato con qualche elemento essenziale comune in tutti gli esseri. L'ultimo argomento (ex ratione coordinationis praedicamentalis) si riferisce alla dottrina delle categorie di Aristotele. Ognuna delle dieci categorie contiene in sé una composizione di tutti gli elementi ad essa appartenenti, ma non contiene degli elementi appartenenti alle altre categorie 55 • Per quanto riguarda la categoria della sostanza, essa deve possedere da un lato l'elemento più alto nella gerarchia che è appunto la sostanza (come la specie più generale), e dall'altro, a causa della natura della gerarchia deve possedere anche l'elemento più basso e intrinseco alla catergoria della sostanza che è l'individuo 56 • Come la specie più generale, la sostan– za crea una propria gerarchia degli elementi, p. es. specie e generi intermedi. Duns Scoto afferma che, poichè l'individuo appartiene alla categoria della sostanza, per 52 Ivi, n. 27, p. 227: "Primo, quia substantia non mutata, non fit non-haec". Cf. anche: Lect., II, d. 3, pars 1, q. 4, n. 73, (ed. Scot., XVIII, 250). 53 In Metaph., VII, q. 13, n. 27, (OPh, IV, 227): "Secundo, quia substantialis murario alia est ad non-hanc". Cf. anche: Ord., II, d. 3, pars 1, q. 4, n. 77, (ed. Scot., VII, 427). 54 In Metaph., VII, q. 13, n. 27, (OPh, IV, 227): "quia 'unum' cuilibet convenir secundum propriam rationem, sicut ipsum est terminus creationis; commune omnibus, nulli est accidens in infinitum". 55 Lect. II, d. 3, pars 1, q. 4, n. 91; (ed. Scot., XVIII, 258). 56 Scoto fa riferimento in questo punto alla gerarchia dei elementi nella categoria della so– stanza, al così detto "l'albero di Porfirio": sostanza, corporea, animata, sensibile, rationale, indi– viduo. Cf. M. Koszkalo, Problematyka "Principium individuationis", 164.

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