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MARIA ELA PERFEZIONE NEI SERMONI DI GILBERTO DI TOURNAI 251 Ratio editionis Tra gli otto codici, appena descritti, non esistono dipendenze verticali. Le omissioni e le varianti testuali presenti nei singoli manoscritti escludono infatti la discendenza diretta tra di loro. Anche se ben cinque codici provengono dall'ambiente cistercense si tratta co– munque di rami diversi dell'Ordine di Citeaux (Clairvaux, Pontigny e forse La Ferté). Nemmeno tra alcuni codici delle stesse biblioteche (2 del Sacro Convento di Assisi; 2 di Troyes, già di Clairvaux) esistono tanti punti in comune. Le varianti comuni, infatti, sono poco numerose e diventano ancora più rare, se si escludono le sem– plici varianti grafiche (ad esempio l'uso dell'"h" o la sostituzione dell"i" con l"'y"). I due manoscritti di Aulne (oggi Bruxelles), ossia Be R, possiedono 8 varianti e 2 omissioni, che non appaiono in altri codici. Inoltre esiste un'omissione condi– visa tra B Re L; una variante comune per B L Re S; un'altra per B R C Y. Il ms. B possiede poi un'ommissione e una lezione condivisa solo con L; mentre il ms. R condivide solo con L due omissioni e una variante. Il ms. B - d'altra parte - si ac– comuna in alcuni casi con il solo ms. C (3 omissioni e una variante); ma una volta la variante dei ms. B e C è condivisa ancora con Le una volta con L e Y. Il ms. L, pur avendo molte lezioni individuali, è prezioso per la ricostruzione del testo, perché in ben 9 casi ci tramanda le parole omesse dai sette altri codici usati per l'edizione (A B C R S T Y) e in 5 altri casi ci restituisce la lezione corretta. È quindi possibile che il ms. L provenga da un antigrafo che pur avendo la stessa li– nea di trasmissione che B e R, fu tuttavia messo a confronto con un altro testimone. Si osservano poi anche ripetute lezioni comuni tra i manoscritti A C T, ma condivise a volte ancora con solo Y, con solo S oppure con S e Y. Si incontra pure la condivisione delle varianti tra A S T Y e il solo ms. B, oppure tra A S T e la coppiaB R. Un tale incroccio tra le lezioni rende difficile un tentativo di stabilire perfino un'approssimativo stemma codicum, specialmente considerando il fatto che gli otto manoscritti usati per la presente edizione costituiscono soltanto una piccola per– centuale dei codici che si sono conservati fino ad oggi. Si auspica quindi un son– daggio più approfondito che possa spianare la strada per un'eventuale edizione critica dell'intera raccolta dei Sermones deJestivitatibus et dominicis gilbertiani. Al momento presente, però, tale sforzo superava le possibilità dell'editore, che si è li– mitato ai testimoni più facilmente raggiungibili.
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