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MARIA E LA PERFEZIONE NEI SERMONI DI GILBERTO DI TOURNAI 245 descritto da Tommaso da Celano nel Memoriale 33 • Il francescano, tuttavia, non si accontenta solo di difendere la povertà, ma dimostra pure il suo valore, fondato sulla dignità della sua fonte, ossia sull'effusione di una grazia particolare che ine– bria le menti di chi rinuncia ai beni temporali. Anche gli apostoli, che se ne spo– gliavano, venivano considerati ubriachi; ma quest'ebrezza dello spirito "non turba le menti, non fa dei sapienti apostati, ma germina i vergini, dal momento che gene– ra la letizia del cuore e in qualche modo rinnova l'innocenza". Chi invece abban– dona il primitivo proposito della povertà e ritorna a possedere, perde il gaudio e si consuma in accidia. È possibile che l'autore polemizzi con delle accuse di pazzia o almeno di insensatezza della povertà praticata dagli ordini mendicanti, ma non sono riuscito a risalire a una fonte coeva che ne parlasse. Gilberto ritorna a parlare della vita religiosa nell'ultima parte del primo ser– mone, quando applica all'ordine religioso la stessa immagine del giardino, allegori– camente esposta già in riferimento alla Madonna. Tale procedimento ci permette di supporre che il nostro predicatore vedeva in Maria una figura della vita reli– giosa34. Infatti - come è stato dimostrato nella parte dedicata alla struttura del ser– mone - le stesse virtù che si addicono alla beata Vergine, si ritrovano nel ritratto dell'anima religiosa, tracciato dal T ornacense. La religione - a somiglianza dell'or– to - viene riconfortata con diverse grazie, perciò chi vive in una comunità religiosa secondo le sue esigenze, trova in essa godimento spirituale e diventa socio degli angeli (I, 37). Presentando il valore della vita religiosa Gilberto è lontano dal nascondere le mancanze dei singoli religiosi. La sua predica sembra invece essere indirizzata pro– prio ad una comunità conventuale, forse ai frati minori e perciò egli non manca di parlare anche delle inadempienze alla vita regolare, indicando puntualmente i ri– medi per risanare vizi e difetti. Nell'ordine i prelati devono dimostrare la miseri– cordia verso i deboli, ma - d'altra parte - non possono cedere alla tentazione di permissivismo (I, 39). Chi osserva la disciplina regolare, conduce una vita raffigu– rata dall'unione di Lazzaro, Marta e Maria di Betania, che rappresentano rispetti– vamente: la penitenza, l'azione e la meditazione (I, 40). L'ordine, infine, è ricco di 33 Cf. Franciscus de Assisi, Regufa non buffata, cap. 8, n. 6, ed. K. Esser, Die Opuscufa des hl. Franziskus von Assisi (Spicilegium bonaventurianum, 13), Grottaferrata 1989, 384; Thomas de Celano, Memoriale, n. 65-66, in AF X, 170-171. 34 Inoltre - secondo Gilberto - Maria amministra ai religiosi la devozione e la grazia (I, 30).

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