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244 ALEKSANDER HOROWSKI Anche se le princiapli opere contro i mendicanti furono scritte da Guglielmo di Saint-Amour dopo il 1254 31 , da esse possiamo comunque ricavare i fondamen– tali punti di controversia, tra i quali la tesi che né Cristo né gli apostoli avrebbero professato o praticato la povertà e tanto meno la mendicità 32 • Gilberto infatti - già nei numeri 18-19 del primo sermone, cioè nella parte dedicata alla Madonna - insiste sulla povertà di Maria, di Cristo e degli apostoli, mettendola in rapporto con la promissione del voto e la sua esecuzione, realizzata in virtù della grazia divina. Il Figlio di Dio - secondo il predicatore - discende dal cielo, diminuendo la sua posizione rispetto agli angeli, e si fa carne nel grembo di Maria, descritta come "umile ragazza" e "povera donna". Il Figlio si abbassa non solo all'ospizio della stalla e alla mancanza dei vestitì, ma perfino alla "mendicità del nurtimento quotidiano". Per dimostrare quest'ultima tesi Gilberto richiama l'autorità di san Bernardo di Chiaravalle, sotto il cui nome circolava il testo di Elredo di Riévaulx De Iesu puero duodenni; ma mentre il cistercense ne parla nei termini di alta probabilità, per il francescano la mendicità di Cristo è un dato indiscutibile. La povertà degli apostoli viene provata con il ricorso agli Atti degli apostoli (3, 6) dove Pietro dichiara apertemente: "Non ho argento né oro". Il predicatore però non si ferma qui, ma cerca subito di dissipare una possibile obiezione, basata sul fatto che ai piedi degli apostoli veniva deposto il ricavato dalla vendita dei cam– pi (At 4, 34-35). Questo gesto infatti significava - secondo l'interpretazione di Gilberto - che i soldi non erano degni di essere toccati con le mani, ma venivano calpestati con i piedi. E non c'è dubbio che il Tornacense richiama a questo punto le norme della Regola non bollata e l'atteggiamento di Francesco verso il denaro, 31 L'edizione del 1632: Guillelmi de Sancto Amore, Opera omnia quae reperiri potuerunt (recante in frontespizio come luogo di pubblicazione Costanza, ma in realtà stampata a Parigi) è oggi rarissima perché - grazie all'intervento dei domenicani - fu subito sottoposta al seque– stro e ad una quasi totale distruzione. Tra le edizioni più recenti delle opere di Guglielmo indi– chiamo: Andrew G. Traver, The opuscula ofWilliam ofSaint-Amour: the minor works of 1255- 1256 (BGPTMA, 63), Miinchen 2003; William of Saint-Amour, De periculis novissimorum temporum, ed. by G. Geltner (Dallas Medieval Texts and Translations, 8), Leuven 2008. 32 La controversia viene presentata in una formidabile sintesi da Luigi Pellegrini, L 'incon– tro tra due "invenzioni"medievali: Università e Ordini Mendicanti, Napoli 2003, in particolare: 139-161.

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