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242 ALEKSANDER HOROWSKI Alla verginità e alla libertà dal peccato originale e dalla concupiscenza sono legati altri privilegi di Maria, quali il parto illeso, privo di dolore (II, 14) e la latta– zione incontaminata, vista come effetto della grazia celeste (II, 11). La pienezza di grazia in Maria si basa sul suo rapporto particolare con Cristo e si deve ad una particolare effusione di grazia dello Spirito Santo (I, 21). Maria non è stata colmata di scienza che gonfia, bensì della sapienza destinata all'eru– dizione della Chiesa. Secondo Gilberto Maria possiede una particolare sapienza, proveniente dall'unione volitiva con il Figlio, il quale le rivela - in virtù dell'una– nimità con la Madre - tutto ciò che la sua anima possa ricevere dalla sapienza ce– leste (I, 21). La sapienza di Maria proviene quindi dalla pienezza di Cristo. Già durante la vita terrestre la Madonna si distinse per l'eccellenza della sua fede alla parola di Dio e conservava tutte le parole di Cristo per diffondere poi la dottrina della grazia tramite gli apostoli, che riuniti con lei nel cenacolo ricevet– tero l'insegnamento della pietà. Grazie alla fede di Maria, quindi, "fu dichiarata ogni verità e cessò ogni infedeltà", "fu manifestata la verità evangelica e scomparve la perversità eretica e la vanità filosofica", perciò ella può essere chiamata maestra della Chiesa (II, 27-28). Nella gloria, invece, Maria gode la pienezza della conoscenza così eccellente che non solo supera ogni conoscenza angelica, ma che perfino diventa per loro me– diatrice dell'illuminazione proveniente da Dio. Gli angeli ricevono quindi la cono– scenza di molti segreti divini mediante la Vergine, perché a lei fu affidato il princi– pale mistero della redenzione. Gilberto a sostegno della sua tesi cita lo Pseudo Dionigi, per dire che la posizione di Maria glorificata, che nella gerarchia celeste si trova tra l'umanità gloriosa di Cristo e gli angeli, fa sì che essi ricevano la cono– scenza sia da Cristo sia dalla Vergine. Per questo motivo ella può definirsi maestra degli angeli (I, 27; I, 31). Gilberto insiste nei due sermoni (particolarmente nel primo) sul dovere di venerare Maria (I, 8-1O). Esso si fonda soprattutto sui benefici che gli uomini e gli angeli ricevono da Dio grazie all'intercessione e alla mediazione della Vergine (I, 28-36; II, 31-34; II, 50-51). Gilberto afferma senza esitazione l'assunzione di Maria che nella Francia del XII secolo suscitava ancora molte perplessità. Egli richiama a favore di questa veri– tà di fede l'autorità di Agostino (II, 16), ma le opinioni che gli attribuisce, non si trovano tra gli scritti dell'Ipponate. Una di queste sentenze, invece, ricorre quasi alla lettera in un sermone del segretario, biografo e successore di san Bernardo, Goffredo d'Auxerre ( t 1165). Goffredo infatti fu uno dei primi cistercensi a soste-

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