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230 ORLANDO TODISCO ne da sé, è fonte di prospettive suggestive e insieme di violenze aberranti. L'Occi– dente è la terra della verità, variamente proposta, fino alla sua frammentazione, a favore della forza di quel divenire che pare debba travolgere nel suo corso abitudi– ni, costumi, tradizioni. La violenza oggi non può dirsi "l'esito della contrapposizio– ne tra i vari modi di pensare il mondo" 105 , ognuno dotato di una specifica forza che viene gettata sull'agone mondiale, a meno che non si voglia alludere all'indole della "verità", che induce alcuni, che ritengono di possederla, a prevalere sugli altri, che è appunto la tesi che qui si vuol confutare e che in forme più o meno latenti ha guidato la storia. Ebbene, il destino dell'Occidente non è segnato dall'idolatria del divenire - esperienza fondamentale e invincibile, quale inevitabile deterioramento di tutto ciò che è temporale. Il destino dell'Occidente è segnato piuttosto dal pri– mato della verità intesa come forza vincente e dunque come luogo di consuma– zione di ogni alterità nella competizione. E dunque, la follia dell'Occidente non è riconducibile all'assunto che le cose del mondo provengano dal niente; che Dio sia colui che abbia voluto il mondo, potendo non volerlo. Non è questa la fonte della contrapposizione e della violenza. L'ipotesi di lettura dell'Occidente, qui varia– mente fatta emergere, è che la verità non è stata intesa come rivestimento della bontà e il niente non è stato percepito come la cifra della gratuità. La pretesa di essere nella verità, che per la sua sostantivizzazione mette in fuga il nulla, questa la follia dell'Occidente, secondo l'attestato delle tragedie consumate. Bonaventura invita, con particolare insistenza e da molte angolazioni, a inter– pretare le creature quale epifania della bontà divina - agape e eros a un tempo - con l'epilogo che la verità, comunque raggiunta, è da intendere come forma che la bontà assume nel tempo, chiamata a dar prova della sua fecondità, non dominan– do ma riscaldando, non distruggendo ma dilatando gli spazi. È la via francescana alla convivenza pacifica, preoccupata di garantire a tutti e a ciascuno la possibilità di poter dare ciò che si può e ciò che si è. 105 E. Severino, La filosofia futura. Oltre il dominio del divenire, Milano 2006, 293. È la tesi del filosofo veneziano, variamente esposta e approfondita. Qui si sostiene invece che sia il carattere incontrovertibile della verità la primaria sorgente della conflittualità devastante. Da qui la proposta di "bonificare" la fonte.
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