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226 ORLANDO TODISCO zione del Verbo 95 - se cioè si sia incarnato per la perfezione dell'universo o invece per amor nostro - Bonaventura risponde che quis autem horum modorum dicendi verior sit, novit ille qui pro nobis incarnari dignatus est, perché essendo un gesto di totale libertà, rifluisce nell'insondabile mistero di colui che avrebbe potuto non fare ciò che ha fatto. Dovendo poi esprimere il suo modo di percepire l'evento redenti– vo, egli non esita a nimitatem caritatis suae erga hominem lapsum commendare e cioè, esaltare l'eccesso di amore verso le creature, con l'obiettivo ut ajfectus nostri excitentur ad amandum ipsum. Ed è questo il senso della meditazione intorno a sif– fatto eccesso d'amore ( dum attendimus nimiae dilectionis eius excessum). In questa temperie interpretativa, l'essere a immagine e somiglianza di Dio è il programma che siamo chiamati a svolgere, la premessa della logica cui occorre ispirare il pensare e l'agire, e cioè creando nuove forme di essere, moltiplicando gli spazi di libertà, con quella gratuità che esprime il volto luminoso dell'essere e dell'agire divino. Siamo alla sorgente del penser c'est servir (Derrida). Se in Dio la volontà è la summa bonitas, quae est amabilis et amativa, in noi la volontà può dirsi divinamente partecipata se, a sua volta, "capace di amare" o amativa, nel qual caso può dirsi amabilis o degna di essere amata. Il metro assoluto è la bontà, anima della libertà in Dio che crea e nell'uomo che opera nel tempo 96 • Dopo aver chiarito l'indole dell'essere trinitario, Bonaventura si preoccupa di mostrare che il nostro essere è esemplato su di esso e, nei limiti della finitezza temporale, ne ripete la logi– ca, che è logica di libertà, come logica di trascendenza o di padronanza, perché nul– la accada per necessità, ma tutto sia espressione, diretta o indiretta, di libertà. È eccel– lente colui che domina la sua azione, e cioè agisce perchè vuole e agisce come vuole 97 • Questa padronanza della sostanza razionale e dei propri gesti è per i francescani la cifra della libertà. La libertà è questo sguardo illuminato su di sé e su quanto è in- 95 In III Sent., d. 1, art. 2, q. 2, conci., (ed. Quaracchi, III, 24). 96 La sorgente ispiratrice della libertà è la bontà razionalmente appresa, la cui presenza si coglie attraverso quella "leggerezza" operativa che Bonaventura rende con le parole del Dama– sceno: "Item Damascenus: «anima libero arbitrio appetir, libere iudicat, libere imperum facit, libere disponit, libere vult, libere eligit» ...". In II Sent., d. 25, pars I, q. 3, fund. 2, (ed. Qua– racchi II, 597b). 97 In II Sent., d. 25, pars I, q. 1, resp., (ed. Quaracchi, II, 593): "Unde illa sola potentia dicitur esse libera, quae dominium habet plenum tam respectu obiecti, quam respectu actus propri". E un poco più avanti: "Principaliter libertas arbitrii et dominium in voluntate consi– stit" (In II Sent., d. 25, pars I, q. 6, resp., (ed. Quaracchi II, 605b).

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