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192 ORLANDO TODISCO ventura si è misurato, non lo è forse l'opera che il p. Mersenne scrive nel 1624: L 'empieta dei deisti, atei e libertini del nostro tempo, ripubblicata più volte, con particolare riferimento ai contemporanei Locke, Hobbes, Bayle, Newton. È la denuncia di un preciso orientamento teoretico. L'assunto di fondo è che la ragione è l'unica fonte attendibile della verità, rispetto a cui non ha consistenza alcuna il ruolo mediatore di Cristo, e dunque la religione cristiana, non in quanto religione, ma in quanto cristiana. Avendo associato questi pensatori a pagani e maomettani e rimproverata loro miopia interpretativa del messaggio cristiano, Malebranche su– scitò una reazione diffusa e scomposta, le cui voci, alcune aspre e radicali, le raccolse Roben Challe con il saggio Dif.ficolta sulla religione presentate alpadre Malebranche, pubblicato sotto forma di "lettere al filosofo cartesiano". Ebbene, quali le due risposte - quella di Bonaventura all'aristotelismo aver– roista e quella di Malebranche al deismo - e quale la loro indole? Nonostante muovano dalla stessa matrice agostiniana e si pongano gli stessi interrogativi, Ma– lebranche appartiene alla logica del pensare moderno, tendenzialmente immanen– tistico, Bonaventura a quella del pensare medievale, strutturalmente trascendente; il primo procede nella direzione della necessità della verità, il secondo nella dire– zione della libertà della verità. Se la verità sia per Bonaventura che per Male– branche ha come unica sorgente Dio, quale la radice della divergenza teoretica? quale la scelta dottrinale di fondo? Entrambi cercano il Dio della verità che carat– terizza il pensare occidentale, la cui inesauribilità nasce da questo assunto primor– diale, e cioè Dio è verità. E tuttavia, il percorso di Bonaventura ha per paradigma la libertà creativa, anima della verità, quello di Malebranche ha per paradigma la ra– zionalità, dimensione portante del Dio trino, dell'esistenza del mondo come dell'avventura redentiva; il tratto proprio del primo è l'amore come donazione totale di sé all'altro nel cerchio della Trinità e come sua partecipazione attraverso l'atto creativo e redentivo al mondo; il tratto proprio del Dio trinitario di Male– branche è lo splendore del vero che esplode dentro di sé, nel mistero trinitario, e si tafisica esulla religione (1688), nei quali Malebranche replica alle obiezioni dei lettori e presenta la sintesi definitiva del suo pensiero. Nel 1708 egli pubblica il Dialogo di unfilosofa cristiano e di unfilosofo cinese sulla natura di Dio, e infine le Riflessioni sulla premonizionefisica ( 1715) in po– lemica con i tomisti intorno alla grazia. Le opere di Malebranche sono state edite criticamente da H. Gouhier, Oeuvres completes, Paris 1958-1967. Cf. l'ottima ricostruzione del dialogo tra Malebranche, Leibniz e Arnaud intorno a diverse visioni del mondo, di S. Nadler, Il migliore dei mondi possibili. Una storia di filosofi, di Dio e del male, trad. di F. Piro (Piccola Biblioteca Einaudi), Torino 2008.

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