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208 ORLANDO TODISCO tempo, sicché "intellectus aliquo modo per intelligentiam ascendit ad contuitum simplicitatis (divinae)" 48 • Dio è contuito in quanto, presente nel mondo e nell'intimità dell'intelletto, è colto aliquo modo, non come oggetto in sé, ma riflesso nella creatura, in conformi– tà al nostro stato di viatori 49 • Oltre al percorso causale o per creaturas, Bonaven– tura raggiunge Dio in creaturis, modo questo "altior quam praecedens" 50 • Infatti, se la scala effettuale o di mediazione conduce a un Dio lontano, anello ultimo di una complicata catena causale, la percezione di Dio nella somiglianza esemplaristica aiuta a disvelarlo presente al mondo e vicino all'anima. Il che troverà compimento nella visione beatifica di Dio, dove è esclusa la conoscenza medianica del per, e la contuizione diventa intuizione facie ad faciem. La cognizione in speculo è più perfetta, rispetto a quella per speculum, perché questa è totalmente temporale, quella destinata al perfezionamento nella gloria della patria celeste, quando, più che vedere Dio nelle creature, vedremo le creature in Dio 51 • È questo il tratto di– stintivo della nostra vialità, rispetto alla permanenza nell'eternità beatifica di Dio, e cioè il vedere Dio nelle creature, e non le creature in Dio, entrambe accomunate dalla presenza di Dio. La finalità profonda dell'essere e il suo funzionamento non trovano compimento che nell'intuizione plenaria o videre Deum facie ad faciem. La contuizione di Dio nel tempo è il prologo, remoto e approssimativo, al nostro futuro di gloria 52 • 48 In I Sent., d. 34, art. un., q. 2, conci., (ed. Quaracchi, I, 590). 49 De scientia Christi, q. 4, conci., (ed. Quaracchi, V, 23): "Ex parte a nobis contuita, se– cundum statum viae". 50 Itinerarium, II, n. 1, (ed. Quaracchi, V, 299). L'Itinerarium mentis in Deum è improntato a queste due linee, tre capitoli all'una e tre ali'altra, conclusi dal settimo di carattere mistico. 51 In I Sent., d. 3, pars 1, art. un., q. 3, conci., (ed. Quaracchi, I, 74): "Cognoscere Deum in creatura est cognoscere ipsius praesentiam et influentiam in creatura. Et hoc quidem est viato– rum semipiene; sed comprehensorum perfecte... Cognoscere autem Deum per creaturam est elevari a cognitione creaturae ad cognitionem Dei quasi per scalam mediam. Et hoc est proprie viatorum". In III Sent., d. 31, art. 2, q. 1, ad 5, (ed. Quaracchi, III, 682): "Per speculum enim dicitur videre Deum qui ascendit a cognitione crearurae ad cognitionem Creatoris; in speculo vero videt qui Deum in ipsa creatura dare intuerur. Prima visio non eric in gloria, quia non eric ibi necessaria scala; secunda vero erit, quia Deus videbirur aperte in omnibus crearuris". 52 [Pseudo Bonaventura], additio IV, n. 23, in De triplici via, (ed. Quaracchi, VIII, 25): "Contemplatio enim nihil aliud est quam liber animi contuirus in divina spectacula per admira– tionem suspensus". La contuizione però non va funzionalizzata all'estasi, che è priva dell'imma– gine creaturale, indispensabile al contuito naturale. Il testo è contenuto in un'aggiunta al cap.

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