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BONAVENTURA E MALEBRANCHE 201 si esprime la volontà divina nel tempo. Siamo allo "spinozismo devoto", di cui par– lerà Hegel. Ai fini del recupero dello scenario delle creature, Malebranche fa ricorso alla rivelazione divina, quale effettiva fonte che ci persuade del darsi delle creature, conformi all'ordine geometrico e dinamico che si dà tra sensazioni, sentimenti e idee generali. Egli dedica parte rilevante delle sue ricerche alla rilettura del discorso biblico come ai fatti che vi sono descritti, che riporta alla logica delle verità contin– genti24, cui contrappone le verità necessarie della matematica e della metafisica. Egli non esita a sostenere la credibilità della sacra Scrittura contro le obiezioni dei deisti del tempo, invocando l'autorità del testo, persuaso che l'accesso è costituito dalla credibilità, per procedere poi a individuarne la razionalità. La filosofia cristia– na è fondata sulla Scrittura così come sulla ragione, perché l'una sostiene l'altra, il cui obiettivo congiunto è di giustificare il senso dell'universalità e della necessità, che sono i caratteri della verità. La sua è una lettura razionalistica del testo sacro come del contenuto dottrinale della fede, sostegno e porta d'ingresso in un regno di luce intellettuale. E qui che comincia a emergere la piega teologica della lettura, realizzata nel quadro del primato della verità. E così, a voler precisare la relazione di Dio alla creazione, è facile cogliere la glaciale luminosità della logica. Poiché le creature non fanno parte del suo essere, essendo Dio così autosufficiente che nulla lo obbliga a creare, egli è indifferente e liberalissimo nei loro confronti. Perciò ha fatto il mondo nel tempo: infatti, questa circostanza fa ben vedere che le creature non sono affatto emanazioni necessarie della Divinità e che esse sono essenzialmente dipendenti da una libera volontà del creatore 25 • Ma si tratta di una volontà effettivamente libera? Alla tesi cartesiana della creazione delle verità egli oppone la tesi dell'eternità della verità. Con più coerenza di Cartestio, traendo le ultime conseguenze dal primato della verità, egli scrive: 24 Dopo aver ribadito che Dio agisce sempre secondo le leggi naturali, aggiunge: "Se mi domandate quando avviene che Dio, abbandonando le leggi generali, agisce secondo la sua na– tura in misura uguale o maggiore che se le seguisse, vi rispondo che non lo so. So bene comun– que che qualche volta avviene" (Egli pensa ad es. al miracolo dell'Annunciazione). "Lo so per– ché me lo insegna la fede. La Ragione infatti, sebbene mi faccia sapere che ciò è possibile, non mi assicura che ciò avviene realmente" ( Colloqui di metafisica, 342). 25 Cit. in Amalia De Maria, Malebranche e la storia, in Annuario Filosofico (Mursia) 12 (1996) 225, nota 30.

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