BCCCAP00000000000000000000884

BONAVENTURA, OLIVI E LE "QUAESTIONES DE PERFECTIONE" 183 Un altro problema sollevato dai detrattori fu quello che la vita perfettamente evangelica appare limitata, nelle opere dei maestri mendicanti soltanto ad alcuni membri del popolo di Dio, così che la perfezione evangelica sembra preclusa a tutti gli altri cristiani. La risposta di Bonaventura si appoggia su un ragionamento fatto a suo tempo da Girolamo il quale, così giustificava il fatto che soltanto ai monaci fosse chiesta l'astinenza dalle carni. Girolamo aveva risolto la celebre questione del mangiar carne dicendo che nel primo tempo, prima del diluvio, non era consuetudine mangiar carne e, in seguito, dopo il diluvio, fu concesso comunemente a tutti, e dopo, alla venuta di Cristo, fu degno di lode astenersi dal mangiar carne, onde egli dice in quello stesso contesto che l'omega e tornato all'aifa, ossia lo stato finale s'è accordato col primo. Siccome, però, Girolamo, <parlando> dell'astinenza del mangiar carne, non si riferisce a tutti, ma solo ai mo– naci, così, nel caso della povertà, io ritengo che non ci si debba riferire se non ai poveri per libera scelta, che per libera scelta hanno rinunciato al mondo 36 • Attorno al 1272, con la progressiva scomparsa dei maggiori protagonisti, la polemica si avviava a conclusione. Per quel che riguarda le cattedre universitarie i maestri secolari si piegarono alla volontà del pontefice, per quel che riguarda la perfezione cristiana si andò affermando il valore della scelta di vita di chi volontariamente assumeva i consigli evangelici come precetti, attraverso un voto. Perché allora Olivi riprese questo riferimento alla "perfezione cristiana" come titolo delle sue Quaestiones? Una risposta può venire da una lettura delle quaestio– nes di Olivi in controluce con quelle di Bonaventura. Se si procede ad un semplice confronto dei contenuti dei due testi (quello di Bonaventura, e quello di Olivi) ci si accorge che la struttura di partenza è quella proposta da Bonaventura. Il dottore serafico, come noto, divide il suo lavoro in 4 quaestiones, dedicate rispettivamente a umiltà, povertà, castità e obbedienza. In altre parole la trattazione sui tre voti o consigli evangelici, che rappresentano i cardini della vita religiosa, è preceduta da una riflessione sull'umiltà, che ne costituisce la necessaria premessa. Ognuna di tali quaestiones e al suo interno divisa secondo lo schema classico delle quaestiones disputatae, con gli argumenta quod sic, gli argumenta quod non, quindi la conclusio del magister e la soluzione delle obiezioni. La prima quaestio (sull'umiltà) ha una trattazione unitaria, le altre sono divise in articoli. Vale la pena di seguire lo sche– ma della trattazione di Bonaventura. 36 Ibidem, 151. Citazione di Girolamo daAdversus Iovinianum, in PL 23, 48.

RkJQdWJsaXNoZXIy NDA3MTIz