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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 149 base alla distinzione riccardiana, lì dove c'è onniscienza, deve esserci precedente– mente onnipotenza 30 • Se in molti casi, come si è avuto modo di constatare, gli scritti del Vittorino sono attribuiti ad altri autori, nel III libro viene dedicata da Bonaventura un'inte– ra questione ad una definizione dell'articolo di fede che egli ritiene di Riccardo ma che, in realtà, non si trova nelle sue opere 31 • La definizione, a cui si fa più volte riferimento all'interno della distinzione XXIV del III libro 32 , afferma che "articu– lus est indivisibilis veritas de Deo, arctans nos ad credendum"; Bonaventura l'apprezza particolarmente, perché ritiene che essa racchiuda le proprietà fonda– mentali dell'articolo di fede, presentandolo quale terminus risolutionis (indivisi– bilis veritas ), che riassume tutte le cose da credere, e principium distinctionis (arctans ad credendum ), in quanto orienta verso le verità da credere. Due considerazioni sembrano a questo punto necessarie: innanzitutto, delle dieci opere di Riccardo esplicitamente citate da Bonaventura, ben sei sono da lui ritenute di altri autori3 3 • Questo dato, per quanto comprensibile sullo sfondo delle metodologie compositive dell'epoca 34 , può però contribuire a chiarire le ragioni di 3 ° Cf. In III Sent., d. 14, art. 3, q. 3, ad 2, (ed. Quaracchi, III, 323). Bonaventura cita il De Trinitate, VI, 15, dove vengono trattati i rapporti tra potenza, sapienza e carità, ma nella nota 3 viene opportunamente segnalato anche un riferimento al De tribus appropriatis personis in Trinitate. Bougerol ritiene che anche in In I Sent., d. 34, art. un., q. 3, (ed. Quaracchi, I, 592) e dub. VII, (ed. Quaracchi, I, 596) vada riconosciuto un riferimento non esplicito al De tribus appropriatis: cf. J.G. Bougerol, Introduzione a S. Bonaventura, 120. Si tratta in realtà della questione relativa alla possibilità di ammettere in Dio le appropriazioni. L'autore precisa che sono appropriabili sono gli attributi che connotano le origini delle persone. Questa dottrina corrisponde in effetti alla posizione di Riccardo che, nel De tribus appropriatis, motiva le appropriazione sulla base dei rapporti di origine. Cf. De tribus appropriatis, in Richard de Saint– Victor, Opuscules Théologiques, Texte critique avec introduction, notes et tables par J. Ribaillier (TPHMA, 15), Paris 1967, 182-187. 31 Gli editori di Quaracchi negano la paternità riccardiana di questa definizione, commu– niter riconosciuta però dagli Scolastici, e fanno notare che essa nel Commento alle Sentenze di Tommaso viene attribuita genericamente "quibusdam". Cf. In III Sent., d. 24, art. 3, q. 1, (ed. Quaracchi, III, 525-526). 32 Cf. anche In III Sent., d. 24, art. l, q. 2, fund. 2, (ed. Quaracchi, III, 512) e q. 3, ad 2, (ed. Quaracchi, III, 515). 33 Alle opere già citate, infatti, va aggiunto l'opuscolo Quomodo Spiritus Sanctus est amor Patris et Filii. 34 Cf. su questo argomento G. D'Onofrio, Gli studi teologici e ilprogresso culturale dell'Oc– cidente, in G. D'Onofrio (ed.), Storia della teologia nelMedioevo, 2: La grandefioritura, Casale
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