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RECEZIONE DI RICCARDO DI SAN VITTORE IN BONAVENTURA 147 Piuttosto singolare è l'utilizzo del De statu interioris hominis post lapsum che, per il suo argomento, compare nel Commento al II libro delle Sentenze. Bonaven– tura dimostra una buona conoscenza della sua dottrina, ricorrendo ad esso per tre volte; in realtà, però, solo una volta si riferisce esplicitamente al magister Richardus apprezzandone l'alta considerazione che egli riserva al libero arbitrio: è unica– mente in virtù di esso, sostiene Bonaventura con le parole stesse del Vittorino, che l'anima è a immagine di Dio 23 • Negli altri due casi, invece, la dottrina viene utiliz– zata senza esplicito rimando o attribuita a Gregorio Magno 24 • Un'altra errata attribuzione riguarda la distinzione delle sette forme della tentazione, che si trova nell'opera Mistice adnotationes in Psalmos di Riccardo e che il Dottore Serafico ritiene essere invece di Bernardo 25 • Del De spiritu blasphemiae è presente un argomento utilizzato in due diverse distinctiones dal maestro francescano che nel II libro, nella distinzione XLIII, ne attribuisce la paternità a Ugo di San Vittore per poi riferirla successivamente a Riccardo di San Vittore, nel IV libro, nella distinzione XV. Si tratta dell'impossi– bilità di perdonare lo spiritus blasphemiae: nell'interpretazione di Riccardo, che 23 Cf. In II Sent., d. 25, p. 1, dub. I, (ed. Quaracchi, II, 607) . 24 Cf. In II Sent., d. 25, p. 1, art. un., q. 1, fund. 4, (ed. Quaracchi, Il, 592). La questione prende in considerazione l'eventuale presenza del libero arbitrio negli esseri non razionali, pos– sibilità negata da Bonaventura nel respondeo. Tra gli argomenti a sostegno della sua tesi egli pre– senta l'opinione secondo la quale il libero arbitrio è la realtà più nobile che si trovi nell'uomo. Questa affermazione, secondo gli editori di Quaracchi, rimanda al De statu interioris hominis, tr. 1, cap. 3, in cui si trova questa espressione: "Inter omnia creationis bona nihil in homine sublimius, nihil dignius libero arbitrio". Questa posizione viene richiamata dagli editori anche in In II Sent., d. 25, p. 1, art. un., q. 6, fund. 4, (ed. Quaracchi, II, 605 nota 3), dove Bonaventura afferma la potenza del libero arbitrio. Sebbene venga nominato Bernardo, gli editori rimandano al brano appena citato dell'opera di Riccardo, dove si afferma che la dignità del libero arbitrio si dimostra proprio nel fatto che esso non può essere costretto né da Dio, né dalle creature. In II Sent., d. 27, dub. I, (ed. Quaracchi, II, 669 nota 4): qui Bonaventura attri– buisce la distinzione tra grazia praeveniens e subsequens a Gregorio. Gli editori fanno però no– tare che, esplicitamente, questa distinzione si trova nel De statu interioris hominis, tr. 1, cap. 20, riportato da Alessandro di Hales, Summa, pars III, q. 61, m. 3, art. 2. Sempre a Gregorio Magno Bonaventura attribuisce l'unica sentenza attinta dal De gradibus caritatis, a cui egli fa riferi– mento per fondare la sua teoria sulla trasmissione del peccato originale per colligantia. Gli edi– tori ritengono quest'opera di Riccardo, ma in realtà oggi è dimostrata la sua non autenticità. (Cf. In II Sent., d. 31, art. 2, q. 1, resp., [ed. Quaracchi, Il, 750)). 25 La divisione, che si trova nel Mistice adnotationes in Psalmos, sal 90, viene attribuita a Bernardo in In II Sent., d. 21, club. III, (ed. Quaracchi, II, 511).

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